Carlo Nordio, procuratore aggiunto di Venezia ed ex presidente della Commissione di studio per la riforma del codice penale, è l'unico magistrato invitato a parlare al Seminario Ambrosetti di Cernobbio. Al tavolo con lui siedono due ministri - quello dell'Interno e il guardasigilli -; in platea, tra imprenditori e finanzieri che conoscono bene le trappole delle leggi italiane, lo ascoltano il premier Enrico Letta e il suo predecessore Mario Monti. Al gotha della politica e dell'imprenditoria, il giudice veneziano dice apertamente che la legge Severino non è applicabile ai reati commessi prima che entrasse in vigore.
Lo aveva scritto qualche giorno fa sul Gazzettino, il quotidiano del Nordest. Ma Nordio decide di ripetere le sue argomentazioni sulla non retroattività alla vigilia della convocazione della Giunta per le elezioni del Senato che oggi affronterà la decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato. Angelino Alfano, titolare del Viminale, uscendo dalla seduta a porte chiuse commenta lapidario: «Non ho nulla da aggiungere sulla legge Severino dopo le parole di Nordio, con il quale sono d'accordo».
L'analisi del magistrato veneziano è tecnica. Sull'interpretazione della legge Severino, osserva, si fronteggiano due schieramenti: il primo, «il più serio», comprende chi considera la decadenza dal Parlamento come una sanzione penale; nell'altro si raccolgono quanti la ritengono amministrativa. Nel primo caso, la legge è evidentemente non retroattiva, e Berlusconi resterebbe dov'è. La questione riguarda dunque la seconda delle ipotesi.
I fautori di questa teoria sostengono che la decadenza dovrebbe scattare automaticamente, come un atto dovuto. Errore, sostiene Nordio: «Anche per le sanzioni amministrative la retroattività è preclusa dall'articolo 1 della legge 689/81». Essa dispone che «nessuno può essere assoggettato a sanzioni amministrative se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione». Esiste inoltre una seconda norma, la legge sulla responsabilità degli enti (la 231/2001), che rafforza questa interpretazione. All'articolo 2 si legge che le sanzioni amministrative vadano espressamente previste da una legge pubblicata prima che venga commesso il fatto. «Se questa garanzia vale per le società - è il ragionamento di Nordio -, a maggior ragione vale per gli individui».
«La decadenza prevista dalla Severino - spiega il giudice alla platea di Cernobbio - è una sanzione che, qualunque ne sia la natura, penale o amministrativa, non può avere efficacia retroattiva. La legge dice chiaramente che nessuno può essere punito per un comportamento che non era sanzionabile nel momento in cui il reato è stato commesso».
Che cosa dunque bisognerebbe fare con il caso Berlusconi? Il magistrato che indagò sulle coop rosse negli anni di Mani pulite non ha dubbi. Il caso va riaperto. Gli strumenti sono due: o un'interpretazione autentica della legge o una pronunzia della Corte costituzionale. È questa seconda strada che Nordio predilige. Il reato di frode fiscale che è stato condannato è stato commesso oltre 10 anni fa. «Si può applicare una sanzione afflittiva come la decadenza a un delitto commesso quando il colpevole non poteva conoscerne le conseguenze?», si è chiesto il magistrato sul Gazzettino? La sua risposta è no. «L'irretroattività della legge penale esiste in tutti gli ordinamenti giuridici, e corrisponde non solo a Giustizia ma anche a buon senso: chi commette un crimine deve conoscerne le conseguenze. Il titolo del reato e la pena comminata debbono cioè essere previsti al momento della commissione dell'illecito».
«È un discorso di natura tecnica, non frutto di posizioni di parte», ha sottolineato Nordio. Applicare la decadenza da un mandato elettorale per un reato così vecchio crea forti dubbi di costituzionalità. Sul Gazzettino Nordio si era parecchio lamentato di come si svolge il dibattito sulla Severino.
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