Ma l'Europa ordina all'Italia solo in materia economica ?
Desta grande preoccupazione nel ministro dell'Economia lo sforamento al 3,1% del margine di deficit imposto dall'Ue, e la garrula ministro della Giustizia non si preoccupa della instabilità politica procurata dall'interventismo della magistratura nelle evidenti sproporzioni delle condanne al leader dell'opposizione, dagli alimenti alla moglie (7 miliardi di vecchie lire al mese!) all' evasione fiscale (diversamente valutata nei casi di Valentino Rossi, Dolce & Gabbana, Raoul Bova).
Eppure l'Europa parla chiaro; ieri è stata aperta una procedura d'infrazione perché la legge italiana protegge eccessivamente i giudici dalle conseguenze del loro operato. Non ce ne eravamo accorti?
Letta si preoccupa solo del 3% e non della delegittimazione del suo principale alleato? Ha ragione Barbara Berlusconi: se è un delinquente perché governano con lui?
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Un «fatto»: Busi scrive male.
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Come negli alimenti, Berlusconi largheggia anche nelle condanne.
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Ci dev'essere evidentemente un delirio nella mente di Saviano dopo la condanna per plagio. Lo hanno chiamato per una occasione simbolico-fokloristica: guidare la Citroen Mehari che fu di Giancarlo Siani, un'automobile che rappresenta il gusto per la libertà di una generazione.
All'occasione Saviano dedica un'intera pagina della Repubblica. Possiamo essere certi che non l'ha copiata, perché senza paura del ridicolo, di fronte alla tragedia della morte del giornalista, per il suo coraggio e le sue idee, che si potrebbero semplicemente celebrare ripubblicando i suoi articoli in un libro da distribuire nelle scuole (pensiero troppo facile) scrive: «Riaccendere la Mehari, ripartire, è il più bel dono che Paolo Siani (il fratello) possa fare non solo alla città di Napoli ma al Paese intero... la Mehari che riparte è il contrario del rancore, è il contrario di un legittimo sentimento di vendetta che Paolo Siani potrebbe provare».
Su questa strada il pensiero di Saviano s'incarta e arriva a indecifrabili conclusioni (sicuramente apprezzate dalla Citroen): «Riaccendere la Mehari mi sembra questo: permettere che il lavoro di un ragazzo, che il lavoro fatto bene, di un ragazzo, fatto talmente bene da procurargli una condanna a morte, non s'interrompa con la sua morte».
Legittima e prevedibile speranza, ma del tutto estranea alla Mehari. Forse si tratta della deriva automobilistica dell'antimafia.
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