Lei è la pop star ucraina Kamaliya, a Londra per lanciare il suo nuovo singolo con il marito e manager, il miliardario ucraino-pakistano Zahoor. Poi, andando di glamour, ecco il fotografo sperimentale Dmitry Oskin; la top model Katia Elizarova; la bella Masha, moglie del calciatore Pavel Pogrebnyak, determinata a diventare la versione russa di Victoria Beckham; nonchè l'elegante Veronica Voronina, che con la sua agenzia di lifestyle «The Anonymous» ha per clienti i super ricchi russi. E via così, lungo una rutilante carrellata di personaggi alla Roman Abramovich, il padrone del Chelsea, che una volta parlavano americano e cazzeggiavano tra Miami beach e Rodeo Drive, a Hollywood.
Si intitola Arrivano i russi, ma sembra una nuova Dallas. Solo che stavolta, invece che nel Texas un po' cafone di J.R., la serie (da stasera sul canale 113 di Sky) è ambientata tra la folta colonia di russi (sono 300 mila in tutto) che vivono a Londra, tra vestiti firmati, supercars, jet privati e feste aperte solo agli happy few.
Londra, dunque. Ma avrebbero potuto benissimo girarla a Forte dei Marmi, o in Costa Smeralda, o a Rimini, dove i russi ormai la fanno da padroni e dettano il ritmo a furia di euro. Sicchè oggi, se a uno gli scappa detto: «Arrivano i russi», può star sicuro che l'antifona sarà: «E meno male!» Lo dicono imprenditori, albergatori, immobiliaristi, negozianti, sarti di grido, industriali, e tutto il firmamento istituzional-economico che nei giorni scorsi si è inchinato davanti a zar Vladimir Putin («l'uomo più potente del mondo», lo ha definito la rivista Forbes) e al suo seguito da gran visir.
Potenza della propaganda. Una volta, quando Amintore Fanfani faceva di mestiere il «cavallo di razza» della Dc, e Andreotti era già Andreotti, i russi erano il male assoluto, i cattivi per antonomasia. E per spaventare i bambini -ma anche i più grandi, sui quali pestava forte il martello democristiano, ai tempi di don Camillo e Peppone- si evocava l'immagine dei «cavalli dei cosacchi che si sarebbero abbeverati nelle fontane di San Pietro». Se poi era un film di spionaggio pensato a Hollywood non c'era da sbagliare: i russi erano quelli bastardi dentro.
Oggi, eccoci con il cappello in mano e la schiena a 180 gradi (un po' meno magari) di fronte a questa nuova categoria di pervenuti che forse non conoscono le regole del galateo, del gusto e dell'eleganza, ma spendono a mani basse e orchestrano il mercato. Prendete la Moda. L'anno scorso, dicono le agenzie, grazie ai «compagni» di Mosca e dintorni, il settore dei beni di lusso ha registrato un bel 9 per cento in più rispetto all'anno precedente, per un giro d'affari di 5,5 miliardi di euro.
E non è che l'inizio, si direbbe. Si vedano in effetti i seguenti numeri: 5 aeroplani, 50 automobili, 11 ministri, 7 accordi istituzionali da firmare, 20 accordi commerciali da limare. Sono le cifre della recente visita della delegazione guidata da Putin. Insomma, andiamo fortissimo coi russi. O forse sono loro che vanno fortissimo con noi, chissà. Resta il fatto che se un cosacco si presenta con un cavallo assetato a Roma, troverà fontane spalancate.
«Zdravstvuìtie», qualcosa come «salve, benvenuto, ehilà». Come dite? Vi risulta difficile da leggere, e ancor più da pronunciare? Niente paura. Tutto s'impara, con la pratica. E la pratica, par di capire, non mancherà.
Perché i russi puntano a mettere radici, a giudicare dal forsennato, tellurico acquisto di ville, di villone, e perfino di appartamenti. Dicono le statistiche che considerando solo gli immobili il cui valore supera i 3 milioni di euro, siamo al secondo posto, subito dopo Londra. Vanno per la maggiore la Sardegna, la Toscana, i laghi, la Liguria chic di Portofino. Dominano i manager con uso di yacht, jet privato e femmine da sballo, ma avanza una media borghesia da viaggi low cost interessata al bi-trilocale sul mare da 300 mila euro. «Arrivano i russi!», gongolano gli operatori turistici. Ed elencano: 207mila russi tra gennaio e marzo 2012 per una spesa di 234 milioni di euro, a fronte dei 151mila turisti russi dello stesso periodo del 2011, la cui spesa è stata pari a 174 milioni di euro.
Un aumento confermato anche dal trend positivo registrato dagli alberghi: +34 per cento di russi all'hotel Rome Cavalieri rispetto al 2011; +16 per cento all'Hilton Milan. Certo è difficile trovare fra loro un Massimo Gorki, o un Gogol, o un Dostoevskij, o un Cechov, tutti amanti del Bel Paese. Ma come si dice, non si può avere tutto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.