Cronache

Agguato ad Adinolfi: arrestati due anarchici

Fermati a Torino i militanti che ferirono a Genova il manager Ansaldo. Volevano fuggire, caccia al basista. Caselli: "Non c'entrano coi No Tav"

Agguato ad Adinolfi: arrestati due anarchici

Genova Spiega il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce che l'elemento che ha fatto scattare il blitz e gli arresti di ieri è stato il pericolo di fuga, perché «dalle intercettazioni telefoniche era emerso che almeno uno o tutti e due i soggetti si potessero allontanare dal Paese». Precisa il procuratore aggiunto di Genova, Nicola Piacente che le indagini, condotte d'intesa tra Procura, carabinieri e polizia e con altre procure italiane, sono state tutt'altro che facili perché «l'agguato era stato studiato benissimo». Soprattutto per evitare di imbattersi, sulla via della fuga, in strade che potessero avere delle telecamere. E che le uniche immagini, quelle decisive all'identificazione dei due attentatori, le ha «rubate» un negozio in via Galata, nel centro di Genova, alle 8.26 del mattino, quindici minuti dopo il ferimento di Adinolfi.
Sono passati quattro mesi dalla mattina del 7 maggio, quando alle 8.15 un commando di due uomini col viso coperto dai caschi, aspetta il manager dell'Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, sotto casa sua, e gli spara un colpo di pistola a bruciapelo, ferendolo al ginocchio. Poi scappa su uno scooter rubato che verrà ritrovato poco dopo in via Sauli, vicino alla stazione Brignole e vicino a via Galata.
Sarebbe potuto passare un solo mese. Perché la procura aveva già individuato i sospetti il 27 giugno, ma il gip di Genova aveva respinto la richiesta di arresto non ritenendo sufficienti le prove. Solo ieri, i carabinieri del Ros e gli agenti della Digos della Questura di Genova hanno arrestato a Torino due anarchici accusati di essere gli autori della gambizzazione dell'ad nel mirino della Fai dal 2009. Alfredo Cospito, 45 anni e Nicola Gai, 35 anni. I reati contestati sono attentato all'incolumità personale con finalità di terrorismo, lesioni personali gravi, porto illegale di arma e furto del motorino usato per scappare dopo l'attentato, ma non quello di associazione. «I due hanno agito in modo isolato - dice Di Lecce - è stata una scelta forte della Procura non contestare loro il reato associativo». Entrambi militano nel circuito anarco-insurrezionalista della federazione anarchica informale Fai, entrambi residenti a Torino, con precedenti penali, legati da un'affinità ideologica e di azione eversiva, oltre che da un'amicizia che dura da anni. Quindi, il blitz e gli arresti arrivati grazie a un'indagine fatta con metodi tradizionali di pedinamento, intercettazioni e osservazioni. Che però non hanno ancora portato al ritrovamento dell'arma dell'attentato, la pistola Tokarev. Gli indizi: la presenza di un furgone vicino alla casa di Adinolfi prima del fatto e le immagini «chiave» delle telecamere di via Galata, in cui si vedono gli attentatori camminare con passo spedito e a volto scoperto. Un sacchetto in mano, probabilmente per nasconderci il cambio degli abiti. «Da motociclisti, sono diventati dei normali pedoni - continua Piacente - hanno tolto il giubbetto e i caschi». Poi l'analisi del documento di rivendicazione dell'attentato del Nucleo Olga/Fai recapitato al Corriere della Sera l'11 maggio che ha elementi simili ad una rivista Kno3, riconducibile a Cospito e alla sua compagna, Anna Beniamino, anche lei indagata a piede libero per gli stessi reati, a cui ieri è stata perquisita la casa di Bordighera. Altre perquisizioni sono state fatte in Emilia, Toscana e Piemonte. Quindi, le conversazioni intercettate che hanno chiuso le indagini. Alle quali ha partecipato anche il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli che esclude un collegamento con i No-Tav. «Non c'è alcuna contiguità con gli arrestati e i No-Tav. Sono mondi che corrono su orbite separate. I terroristi di Adinolfi diffidano del concetto di gradualismo pari ad una miopia rivoluzionaria. Per loro bisogna intervenire “qui ed ora”». Adesso si cercano possibili basisti e fiancheggiatori genovesi.

Possibili nuovi indagati.

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