Amministrative a Catanzaro I pm sequestrano le schede e congelano la vittoria Pdl

La vittoria di Sergio Abramo, candidato Pdl, alle ultime elezioni amministrative rimessa in discussione dai pm. Intanto Alfano la spunta su fisco e imprese: compensati debiti e crediti

Amministrative a Catanzaro I pm sequestrano le schede e congelano la vittoria Pdl

Roma La nuova parola d’ordine dettata da Sil­vio Berlusconi- «votiamo solo ciò che ci convin­ce »-non rasserena le anime Pdl. Se da una par­te tut­ti prendono atto che staccare la spina al go­verno Monti non è ipotesi percorribile a pochi mesi dalla scadenza naturale della legislatura, dall’altra lo schema «falchi contro colombe» non viene certo archiviato. Il nuovo fronte dia­lettico si concentra sulle tante declinazioni pos­sibili della linea berlusconiana e sul modo at­trav­erso cui alzare la posta al tavolo della tratta­tiva con Palazzo Chigi e con gli alleati.

Ad accendere gli animi la svolta imprevista delle elezioni di Catanzaro, dove il centrode­stra ha vinto sul filo di lana e dopo uno spoglio durato 4 giorni. La Procura della Repubblica ha infatti deciso di sequestrare tutte le schede elettorali ipotizzando una presunta compra­vendita di voti. Sullo sfondo, però, il Pdl può celebrare un ri­sultato politico importante, figlio proprio di quell’approccio più incisivo evocato in queste ore.È,infatti,in dirittura d’arrivo la certificazio­ne dei crediti che le imprese vantano nei con­fro­nti della pubblica amministrazione che do­vrebbe poi permettere di compensarli attraver­so la leva fiscale. Un successo della proposta Al­fano, inizialmente bollata come impraticabile e demagogica, e poi inserita dal governo nella sua agenda. Un cambio di rotta che non passa certo inosservato a Via dell’Umiltà. «L’imminente presentazione di un decreto sulle compensazioni, annunciata dal vicemini­stro Grilli certifica la bontà della linea del Pdl e ci indica la strada da seguire: incalzare il gover­no e usare questo tempo non per dilaniarci ma per proporre al Paese un’idea di Italia e di Euro­pa »,dichiara Gaetano Quagliariello.

Se il gover­no interviene sulle compensazioni fiscali, è «merito di Alfano», ricorda Maurizio Gasparri «di una iniziativa che in un primo momento era stata giudicata non praticabile. In attesa di valutare il merito, prendiamo atto che aveva torto il governo e che aveva ragione Alfano». Il risultato di giornata, conseguito sul fronte della difesa degli interessi della piccola e me­dia impresa, non è sufficiente a fermare il con­fronto a tutto campo iniziato all’indomani dal­la sconfitta nelle amministrative. La scintilla viene accesa da Franco Frattini che sul Foglio si schiera contro chi«vorrebbe dare un’improba­bile inclinazione euroscettica al nostro Pdl. Ringhiare è facile mentre la gente si aspetta che la politica risolva i problemi».La replica più net­ta arriva da Massimo Corsaro. «Condivido po­co di quello che dice Frattini ma lo rispetto. Stig­matizzo invece i suoi toni. Dire che esponenti del Pdl ringhiano mi sembra una caduta di sti­le. Se dovessimo attestarci sul suo registro do­vre­mmo dire che c’è chi raglia la propria subal­ternità all’Europa ma entrare in questo mecca­nismo non fa bene a nessuno. La realtà dice che l’appoggio a questo governo sta massa­crando la nostra base sociale e che sette nostri elettori su dieci sono contrari all’esecutivo. È dai tempi di Moro e Zaccagnini che sento evo­care legislature costituenti per riforme che non si fanno mai. La verità è che si è alternativi se si crede a modelli diversi. C’è chi vuole gover­nare, e per questo è disposto a finire all’opposi­zione, e chi vuole stare al potere. Io non sono di­sposto a qualunque alchimia pur di restare in qualche modo al governo».

Con toni più stemperati una risposta critica arriva anche da Sandro Bondi. «La mia opinio­ne è diversa da quella dell’amico Frattini. La questione non è se staccare o meno la spina ma interrogarci se la linea del governo è giu­sta e se possiamo modificare una politica sui­cida dell’Europa ». Un appello a non svende­re­il bipolarismo arriva da Mariastella Gelmi­ni. «Non ci sono terze prospettive o nostalgie proporzionaliste, dobbiamo correggere, in direzione dello sviluppo, le politiche del go­verno Monti». Infine Ignazio La Russa invita il partito a un approccio più critico.

«Non ab­biamo intenzione di votare a ottobre ma nessu­no può immaginare noi come Casini, che se sentisse dire da Monti che il sole sorge a mezza­notte, direbbe che sorge a mezzanotte. Per noi sorge all’alba e quando ci sono provvedimenti sbagliati, abbiamo il dovere di non essere com­plici ».

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