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«Anche Consulta e Quirinale dovranno tagliare le spese»

RomaCarlo Cottarelli, commissario alla spending review, sul suo lavoro si stanno concentrando molte aspettative e altrettanti rischi. Dovrà trovare i soldi per il cuneo fiscale. Poi c'è l'Europa che non crede ai suoi tagli...
«Domani (oggi, ndr) andrò a Bruxelles a spiegare alla Commissione il progetto di revisione della spesa. Era un incontro già previsto. Mi hanno chiesto di fare un confronto fra il nostro caso e altri paesi».
Come li convincerà che il suo tentativo, il terzo italiano, andrà a buon fine?
«Il nostro è un metodo lavoro diverso rispetto ai precedenti. Faremo i tagli con la pubblica amministrazione e non contro. La maggio parte delle risorse andrà alla riduzione del costo del lavoro. Poi c'è l'individuazione dell'obiettivo dei 32 miliardi, che non ha precedenti».
Riuscirete a chiudere tutto in tempi brevi?
«C'è una prima fase di lavoro tecnico che si esaurisce in febbraio poi una seconda fase, in primavera-estate 2014».
E i risparmi del 2014, che serviranno a integrare le risorse per tagliare il cuneo?
«Ci saranno risparmi significativi già nel 2014 e nel 2015. Quanto saranno significativi non lo so. Lo vedremo dopo la prima fase di ricognizione».
Vuole veramente tagliare la Pubblica amministrazione, con il consenso della Pubblica amministrazione?
«Nei tentativi precedenti la spending review era, se non contro, indipendente dalla Pubblica amministrazione. Io invece credo molto nella responsabilizzazione delle persone. Naturalmente teniamo conto del rischio inerzia e per questo i gruppi di lavoro che abbiamo composto sono misti. Ci sono nostri rappresentanti, accademici scelti da me e in ogni caso io manterrò la mia autonomia di giudizio rispetto a quanto prodotto».
Visto che siamo in clima natalizio: sta facendo preparare il cenone al cappone?
«Non credo che paragone sia adeguato. I ministeri e gli stessi ministri che collaboreranno, saranno identificati dall'opinione pubblica come quelli avranno permesso la riduzione delle tasse sul lavoro».
Cosa farete sul pubblico impiego? Altrove, ad esempio nel Regno Unito, hanno fatto tagli veri. Per l'Italia si è parlato di prepensionamenti. Può essere la soluzione?
«Non posso anticipare cose di questo tipo, ma è previsto che ci si occupi anche di mobilità in uscita. Quindi di trovare strumenti per consentire un'uscita dal settore pubblico, nel caso in cui le proposte fatte comportino esuberi o nel caso ci siano già degli esuberi. Magari gli strumenti per farlo esistono già, oppure vanno ridiscussi, ma questo resta il tema che io ritengo il più importante. Sicuramente il più difficile».
A Bruxelles potrebbero chiederle conto dei nostri Organi costituzionali. Parlamento, Quirinale, governo e Consulta hanno costi, per cosi dire, poco europei. Riuscirete a tagliare anche questi costi?
«Il mio lavoro è quello di fornire raccomandazioni al comitato interministeriale e al governo, che non può intervenire direttamente nella spesa di questi organi. Tra i miei compiti c'è quello di sollecitare trasparenza e una revisione della loro spesa. Mi confronterò con i responsabili della spesa di questi organi sollecitandoli, ma anche mettendogli a disposizione i nostri strumenti tecnici».
Finora non si sono distinti molto nell'uso delle forbici.
«Difficile ci sia una revisione della spesa in tutti gli organi dello Stato e non in questi. Io credo che nel passato siano stati già raggiunti risultati, ma possono fare di più».
Con la nuova maggioranza cosa cambia? Non c'è più Forza Italia che è pro tagli, restano molti scettici, ad esempio Fassina e Renzi.
«Non è una domanda per me. Mi è stato dato un compito e non mi preoccupo delle condizioni politiche. Molti hanno espresso la preoccupazione che tagli elevati possano danneggiare lo stato sociale. Preoccupazione legittima, ma io credo si possano fare certe cose mantenendo la spesa sociale.

C'è un quantità di sprechi sufficiente per fare tagli».

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