Applausi, fischi, il gelo del Colle. Il primo giorno di Renzi premier

A Treviso la visita del presidente del Consiglio si rivela un mezzo fallimento. E Napolitano è scettico: "Con lui ci sarà la svolta? Una domanda ipotetica..."

Applausi, fischi, il gelo del Colle. Il primo giorno di Renzi premier

L'importante industriale lo ammette a denti stretti e sotto anonimato: «Abbiamo perso una mattinata». Matteo Renzi nella sua prima uscita da premier assicura che «non siamo qui per fare passerelle, non facciamo tagli di nastri, parliamo con il Paese reale». Ma la sua mezza giornata a Treviso è tutta una passerella, dagli studenti ai sindaci, dagli imprenditori a un «incubatore» di aziende innovative, inframmezzata da una passeggiata nel centro storico carica di tensione per le contestazioni di Forza Nuova, leghisti e «forconi» (ma i leader del movimento in serata hanno smentito). L'aplomb che regnava a Palazzo Chigi con Monti e Letta è spazzato via: Renzi cerca il bagno di folla, la ressa di fotografi e operatori tv, salvo gli incontri a porte chiuse.
Le forze dell'ordine frenano a fatica i contestatori armati di striscioni («Dopo Monti e Letta ecco Renzi la terza marionetta»), cartelli («Meglio un morto in casa che Renzi sulla porta») e arance da lanciare contro il municipio. «Buffone buffone» urlano i forconi che ogni tanto si tacciono per ricordare i suicidi. C'è anche tanta gente normale: «Noi veniamo da Pordenone - dicono marito e moglie sulla settantina prima di un prosecco - bisogna sostenere Renzi, ne ha bisogno, deve prosciugare la palude».
Alle scuole medie Coletti, periferia nordovest di Treviso, zona multietnica, il premier arriva con i ministri Giuliano Poletti (Lavoro) e Stefania Giannini (Istruzione), nell'aula magna si canta l'inno di Mameli con l'orchestra dei ragazzi, si parla di graffiti, storia dell'arte, ecologia e rifiuti: «Quello che non va me lo segnalate alla mail matteo@governo.it. Ogni settimana andrò nelle scuole ad ascoltare le richieste e poi torno a Roma con i compiti a casa. La scuola è il punto di ripartenza del Paese».
Visto che non è una passerella, Renzi cerca anche di spiegare che cos'è il cuneo fiscale ma come prof deve studiare ancora. Il cuneo è invece il piatto forte degli appuntamenti successivi. «Lo riduciamo, è deciso - garantisce Poletti - Quanti soldi in più arriveranno ai lavoratori lo deciderà il ministro dell'Economia. Noi abbiamo calcolato 10 miliardi come abbattimento del cuneo».

Renzi conferma la cifra «come minimo» senza però precisare come verrà distribuita. «Ditemi voi che cosa preferite», dice agli imprenditori in municipio: sono presenti i capitani d'industria di Treviso, da Benetton a Moretti Polegato (Geox), dalla De Longhi alla Fassa Bortolo, dal presidente degli industriali Alessandro Vardanega al leader degli artigiani Mario Pozza. Niente sindacati né i rappresentanti dei lavoratori Electrolux. Gli imprenditori parlano a ruota libera. Alla fine Renzi suggerisce di indicare «le priorità da 1 a 5 in una busta, ma non dite che sono come Mike Bongiorno». Le ipotesi sono tre: un taglio del 30 per cento all'Irap pari a 10 miliardi, un alleggerimento dell'Irpef («ma i lavoratori si troverebbero in tasca solo qualche ventina di euro») o un intervento «modulabile». A una giornalista che chiede cosa significa, Renzi risponde: «Ne ho già parlato in Parlamento, leggetevi gli interventi sul sito internet di Palazzo Chigi». Promesse e annunci mirabolanti anche per gli amministratori locali guidati dal governatore veneto Luca Zaia, che saluta Renzi con baci, abbracci e una stretta di mano all'americana. Il premier ascolta le lamentele sui tagli ai trasferimenti e i vincoli del patto di stabilità interno che impedisce di realizzare opere già finanziate. Proprio qui farà leva il governo: ogni sindaco potrà sforare il patto per un progetto che avrà segnalato a Palazzo Chigi via mail. «Il 17 marzo andremo al bilaterale con Angela Merkel con il piano del lavoro sostanzialmente pronto», assicura Renzi. Imprenditori e sindaci lo attendono alla prova dei fatti. Tra loro, in spirito, c'è anche il capo dello Stato.

Giorgio Napolitano ieri era a Catania. «Presidente, con Renzi arriva questa svolta?», chiedono i cronisti. «Bella domanda, in America le chiamano “Hypothetical questions”». Le aspettative potrebbero essere deluse? «È difficile dire “non esagerate...”».

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