Bankitalia, la verità sui debiti: «Sono 20 miliardi in più»

Bankitalia, la verità sui debiti: «Sono 20 miliardi in più»

RomaI crediti delle aziende verso lo Stato sono più del previsto. Non i 71 miliardi accertati fino ad oggi, ma 90 miliardi. E quindi la cifra messa in campo dal governo, 40 miliardi in due anni, non basta nemmeno a coprire la metà dei debiti commerciali scaduti.
La novità è emersa ieri nel corso delle audizioni delle commissioni speciali istituite in Parlamento per esaminare i decreti in scadenza. La quantificazione del debito è uno dei problemi segnalati da Bruxelles, tanto che la Commissione europea aveva chiesto un incontro con il governo italiano per fare il punto e capire le dimensioni del fenomeno. A fare una stima è stata invece la Banca d'Italia, che aveva già calcolato i 71 miliardi. Il totale dei debiti commerciali a fine 2011 «sarebbe stato pari a circa 90 miliardi, 5,8% del Pil», ha rivelato il direttore centrale per la ricerca economica Daniele Franco. Gli ulteriori 20 miliardi sono emersi grazie a metodologie più sofisticate. E di sicuro non per merito della Pubblica amministrazione: «Nel nostro Paese gli attuali sistemi contabili delle amministrazioni pubbliche non permettono una rilevazione sistematica ed esaustiva dei debiti commerciali», ha spiegato il rappresentante di Via Nazionale.
La discrepanza con la somma stanziata dal premier Mario Monti e dal ministro Vittorio Grilli è evidente. I 40 miliardi previsti dal governo per pagare i debiti della pubblica amministrazione, osserva Bankitalia, «non bastano per chiudere l'intero processo, sono più o meno i due terzi di quanto va fatto».
Grilli ha assicurato che dopo i primi 40 miliardi, saranno possibili altre tranche, ma ieri al ministero dell'Economia si dava per scontato che il dossier passerà al prossimo governo.
Nonostante ciò, i tecnici di via XX Settembre sono al lavoro per preparare il decreto che stabilirà come avverrà la restituzione dei soldi alle imprese. Si partirà dalle autonomie locali, in particolare dai comuni con lo sblocco dei residui passivi, per poi passare agli altri enti pubblici. Il governo ipotizza che agli enti locali vadano 12 miliardi nel 2013 e 7 miliardi nel 2014, alla Sanità 5 miliardi nel 2013 e 9 nel 2014 e allo Stato 7 miliardi in due anni, ha spiegato Grilli. Anche in questo caso non c'è corrispondenza con i dati di Bankitalia che danno un quadro diverso delle proporzioni. «Circa la metà dei debiti - aggiunge l'istituto - sarebbe attribuibile a regioni e Asl». La sanità è quindi in prima linea, ma prenderà poco più di un quarto dei fondi previsti.
Altra questione aperta, quella della quota dei 40 miliardi che andrà alle banche per i crediti che hanno già acquisito dalle aziende. «A oggi ci risultano 9 miliardi i prosoluti», ha spiegato Grilli. Ma la priorità dei pagamenti andrà alle imprese. «La proposta che abbiamo dibattuto con l'Abi - ha spiegato il ministro - è seguire un ordine cronologico che funziona in due fasi: prima i soggetti non finanziari». Rassicurazione che ha fatto guadagnare al ministro dell'Economia anche un apprezzamento dal movimento cinque stelle, che aveva sollevato il problema. I senatori M5s ieri hanno approvato la nota di aggiornamento del Def con le nuove stime, insieme agli altri partiti.
L'emergenza liquidità, ha ricordato la Cgia di Mestre, non riguarda solo i crediti delle aziende con lo Stato.

Nell'ultimo anno, la stretta del credito bancario, ha «sottratto» alle aziende italiane 32,6 miliardi di euro.
Se si considerano i 90 miliardi che la pubblica amministrazione deve alle aziende, ma non paga, le imprese italiane pagano un conto non dovuto di 112 miliardi di euro.

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