
La risposta di Silvio Berlusconi alla decisione della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama che vota a favore della sua decadenza da senatore arriva con una nota piuttosto eloquente. «Questa scelta indegna attacca il Cavaliere è stata frutto non della corretta applicazione di una legge ma della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti ad eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia».
L'ex premier, insomma, non ci gira troppo intorno. Tanto che nelle sue conversazioni private è decisamente più duro e tranchant. Più di un interlocutore delle ripetute riunioni a Palazzo Grazioli lo sente usare l'espressione «plotone di esecuzione». Questo è per lui la Giunta del Senato, con il Pd che «ha deciso di premere il grilletto». Non è un caso che sfogliando le tantissime dichiarazioni di solidarietà di esponenti del Pdl, Berlusconi resti colpito dal fatto che sono pochi quelli che puntano il dito contro il Partito Democratico. Il vero responsabile, secondo il leader di Forza Italia, di quanto accaduto ieri. «La democrazia di un Paese - si legge ancora - si misura dal rispetto dalle norme fondamentali poste a tutela di ogni cittadino. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sull'imparzialità dell'organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali oggi sono venuti meno i principi basilari di uno Stato di diritto».
Nonostante la decisione fosse prevedibile e scontata, insomma, il Cavaliere non nasconde la sua indignazione. «La Costituzione vale per tutti ma non per me», ripete in privato insistendo nel puntare il dito contro il Pd in primo luogo e contro Sel e M5S in seconda battuta. Un Berlusconi assolutamente convinto che i democratici abbiano voluto farlo fuori per il timore che alle prossime elezioni potesse ancora sorprendere tutti e restare in piedi. Come accaduto a febbraio, quando «tutti mi davano per morto» e invece il Cavaliere ha ottenuto un inaspettato «pareggio». Berlusconi, però, è deciso a restare in campo. O almeno questo è quel che va ripetendo ai suoi. Tanto che al momento sembra ancora intenzionato a scegliere l'affido ai servizi sociali a Roma agli arresti domiciliari, proprio per non essere costretto nelle quattro mura di Arcore.
Ma quella di ieri è anche una giornata in cui si discute molto di destini del partito. Le riunioni si susseguono, Angelino Alfano resta a via del Plebiscito per oltre tre ore, più tardi passa Fabrizio Cicchitto, poi i ministri Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello e Nunzia De Girolamo. Sul tavolo il braccio di ferro tra colombe e lealisti, il conto da pagare dopo la vittoria portata a casa da Alfano mercoledì. Si ridiscutono i ruoli apicali del partito, a partire da Daniela Santanchè fino al capogruppo alla Camera Renato Brunetta (già gira il nome del suo successore). E in discussione c'è anche la poltrona del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, la cui linea editoriale viene considerata dalle colombe troppo dura.
Berlusconi ascolta e cerca di mediare perché, ripete, l'obiettivo è «tenere unito il partito». Più volte ripete una frase sibillina: «Tutti quelli che stanno in questo partito ricoprono un ruolo e siedono su una poltrona perché l'ho deciso io, nessuno escluso». Come a dire che, nonostante tutto, nessuno può decidere al posto suo chi siederà dove. Detto questo, è molto probabile che dei cambiamenti ci saranno e che Alfano vada all'incasso. A partire dalle presidenze dei gruppi parlamentari visto che Berlusconi sarebbe disponibile a far rivotare i capigruppo sia ai deputati sia ai senatori. E lo stesso Alfano, a fine serata, rilascia una dichiarazione di completo appoggio a Berlusconi: «Siamo sempre stati e continueremo ad essere dalla parte del nostro presidente.
C'è un accanimento che nulla ha a che vedere con la giustizia. Berlusconi rappresenta oltre 10 milioni di italiani: confidiamo che l'Aula del Senato garantisca la loro rappresentanza, risanando questa gravissima lesione alla democrazia e al buon senso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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