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Berlusconi punta sulle liste pulite E liquida il governo dei tecnici

Il Cavaliere impegnato sul dossier candidature: semaforo rosso per gli inquisiti. Ma in tv risponde a Monti: "L'Italia sull'orlo del baratro? Ce l'ha portata lui"

Silvio Berlusconi intervistato da Maria Latella
Silvio Berlusconi intervistato da Maria Latella

Roma - Un tira e molla estenuante. Alcuni raccontano di un Berlusconi tentato di dire «Vedetevela voi». Altri, invece, giurano che il file candidature sia tutto nelle sue mani e che lui in persona apra, chiuda e poi riapra i dossier, Regione per Regione. Ieri circolavano voci di un suo rientro a Milano in serata. Ma siccome la pratica candidature è ancora aperta, Berlusconi partirà solo oggi, quando l'ultima casella avrà trovato un nome.
I riflettori sono puntati sulla candidatura di Nicola Cosentino in Campania. Anche se viene confermata la linea dura sui candidati inquisiti, rumors di Palazzo Grazioli parlano di un via libera alla corsa di Nick 'o mericano. Semaforo rosso, invece, per tutti gli altri: da Dell'Utri a Milanese, passando per Papa. I sondaggi sulla scrivania del Cavaliere dicono che la mancata percezione del rinnovamento rischia di bruciare i punti guadagnati nelle ultime settimane. Così, a Palazzo Grazioli, si va avanti a trattare all'infinito. Anche perché Cosentino, di stare fuori, non ha alcuna intenzione e pare abbia minacciato un terremoto in Campania. Tradotto: dimissioni dei consiglieri regionali a lui vicini, crisi in Regione, campagna elettorale senza la sua potenza di fuoco, addio a premio di maggioranza in Senato, vittoria in Campania molto più difficile. Insomma, un pasticcio. Chiaramente, però, l'ipotesi di far entrare Cosentino lasciando fuori gli altri ha provocato l'ira funesta degli esclusi: «Perché lui dentro e noi fuori?». Un rompicapo. A fianco di Cosentino, Verdini e Nitto Palma. Contro, tutti gli altri, in primis Alfano.
Sulla questione, Berlusconi si esprime in modo chiaro in mattinata: «Abbiamo chiesto anche a Cosentino di fare lo stesso atto di generosità anche se a fare queste richieste ci sentiamo male perché sono fatte a persone che stimiamo che sono perseguitate dai giudici - dice a SkyTg24 - scelta difficile perché sono persone che stimiamo. Questa è la patologia della mostra democrazia. Abbiamo una magistratura frequentata da persone che troppo spesso non hanno rispetto della dignità e libertà degli uomini, il 50% degli accusati viene poi trovata innocente». E ancora: «Su Cosentino non c'è nulla, siccome ho la mia esperienza di anni a Milano con situazioni che non esistono e tendo a pensare che anche per queste persone ci sia la stessa cosa». Ma la soluzione del giallo non c'è: «È ancora sub iudice».
Ma tra poco arriverà il fischio finale della partita-liste che rischia di deludere moltissime persone. Previsti mal di pancia diffusi che possono inficiare la rimonta in atto del Pdl. Ma il Cavaliere va avanti per la sua strada e, affiancato giorno e notte da Renato Brunetta, il suo consigliere economico più fidato, risponde punto per punto alle bordate che arrivano dal Professore. «Dire che l'Italia era sull'orlo del baratro è una mascalzonata - ribatte a Monti - al limite possiamo dire che ce l'ha portata lui: non c'è nulla che funzioni». E anche al graffio sugli «incapaci», il Cavaliere graffia a sua volta: «Forse si riferiva ai ministri del suo governo».
Esclusa una vittoria della sinistra: «Non riesco a pensare a situazioni irrealistiche, è una cosa fuori dalla realtà». Ma l'ipotesi di larghe intese, qualora si arrivasse a un pareggio, è da escludere: «Nel caso di un testa a testa con Bersani non ci verrebbe chiesto un appoggio perché c'è il trio Monti-Casini-Fini che si è dichiarato ruota di scorta della sinistra». Certo, un'intesa sulle riforme non sarebbe impossibile ma soltanto «se andasse nella direzione che riteniamo utile per il Paese».
Poi, il Cavaliere apre a un incontro a quattro in tv, sfidando Monti, Bersani e Ingroia.

Spiega perché vincerebbe, citando un sondaggio: «Se io vincessi al totocalcio e avessi 30mila euro a chi li darei tra questi quattro? A Bersani che è un politico di professione, a Ingroia che è un pm, a Monti che è un professorino o a Berlusconi che è un imprenditore vincente? Secondo i sondaggi, il 99% li darebbe a me».

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