Berlusconi detta la linea sulle riforme: avanti tutta ma niente sconti a Renzi sull'economia. Quindi striglia i parlamentari sui conti del partito: le casse sono vuote e lui, il Cavaliere, non ha più intenzione di metterci una pezza. Sulle riforme il partito però si spacca: forse per la prima volta emergono chiari i dissensi tra la truppa. Meglio rivedersi tra una settimana.
Il Cavaliere ascolta tutti e lascia che gli azzurri si dividano tra i pro e i contro l'abbraccio col premier. Abbraccio andato in onda in mattinata a Palazzo Chigi. «È già tutto deciso», confessava in Transatlantico un big azzurro. Cosa che non fa piacere ai tanti malpancisti di Forza Italia, scettici sul dare l'aiutino a Renzi. C'è un clima a metà tra la rabbia e la rassegnazione tra gli azzurri ma si aspetta la linea del capo, alle 15. Al Cavaliere consigliano di non toccare l'argomento soldi, visto che i malumori già serpeggiano per questioni meramente politiche. Ma l'ex premier, invece, parte proprio da lì. Ai gruppi riuniti nella sala della Regina di Montecitorio parla chiaro: i conti sono del partito sono in rosso, quindi: «C'è chi ancora non ha pagato la propria quota al partito striglia i suoi -. Chi non lo ha fatto è pregato di farlo entro l'estate». La situazione è grama: 87 milioni di passivo pregresso più altri 7 milioni per le spese correnti. Troppi. Quindi la preghiera: «Attivatevi per trovare nuovi finanziatori». L'ipotesi in campo, che dovrebbe arrivare tramite lettera è quella di chiedere a deputati e senatori di accendere delle fidejussioni bancarie dando a garanzia la propria liquidazione da parlamentari. E qualcuno mugugna: «Ma come? Sono circa 44mila euro... Io al partito do più di quanto ricevo». Argomento delicatissimo, quello del portafoglio. E un deputato ammette: «È come se per vent'anni il più ricco del gruppo di amici offre la pizza agli altri e poi un bel giorno dice che non può più...». Un nervo scoperto come se non ce ne fossero già abbastanza. Un altro dice: «Ma non si doveva parlare di riforme?».
Già, le riforme. Berlusconi non arretra. Vanno fatte, non ci sono alternative. E aggiunge un tassello: la giustizia. «È la riforme delle riforme. Renzi ci ha promesso che ci coinvolgerà, la faremo insieme». Poi analizza: «La sinistra è stata fortunata e ha trovato un leader sotto il cavolo è il suo incipit -. Ma bisogna essere realisti e concreti; bisogna tener conto della condizione politica e dei numeri che abbiamo». Come a dire: se ci tiriamo indietro Renzi le fa lo stesso con i grillini. Ma in sala serpeggia il malumore. Il portavoce dei malpancisti è Augusto Minzolini che da tempo si sa come la pensa: per lui è un suicidio. Sulla linea Minzolini c'è la maggioranza dei senatori e tanti deputati. Il Cavaliere ascolta tutte le obiezioni, prende appunti, a tratti annuisce. Quando poi parla l'ex direttore del Tg1 alza il pollice della mano destra. Come a dire: hai ragione. Tocca a Romani difendere il patto ma la sala rumoreggia. Poi è Brunetta, pure lui scettico sull'asse con Renzi, a riaccendere gli animi. E Verdini va su tutte le furie. Insomma, Forza Italia si accapiglia davanti al suo leader. Il quale cerca di fare la sintesi, di evitare che le spaccature diventino fossati. Si parla di un voto finale per dare il via libera ma la sensazione ce l'hanno tutti: occorre evitare la conta perché i numeri sono tutt'altro che certi. E se il patto del Nazareno naufraga davanti a una selva di pollici all'ingiù? Berlusconi cerca di tirare il freno a mano e apre un po' ai malpancisti: «Se la riforma a cui lavoreremo sarà lontana da quella che riteniamo giusta, siamo sempre in tempo a tirarci indietro...». Si decide, così, rimandare ogni decisione alla settimana prossima. I gruppi si rivedranno martedì, col rischio di rivivere l'ennesimo sfogatoio.
E mentre Giovanni Toti rassicura: «Le riforme vanno avanti: è logico che non ci piacciono al cento per cento perché sono frutto di una mediazione», i malpancisti cantano vittoria: «Nessuna decisione: finalmente si discute!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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