A forza di lanciare allarmi sul populismo fiscale del centrodestra e di far suonare sirene anti-antieuropeismo ogni volta che Renato Brunetta diffonde una slide, il governo di Enrico Letta si è ritrovato una vera rivolta populista alle porte del palazzo. Nata fuori dalle opposizioni parlamentari, Forza Italia inclusa.
I Forconi e gli autotrasportatori anche ieri hanno continuato la protesta. Sono un movimento apartitico, ma gli obiettivi politici sono abbastanza precisi, a partire dalla richiesta di dimissioni per il governo Letta, ribadita anche ieri. Se oggi il Parlamento voterà la fiducia all'esecutivo ci saranno «azioni eclatanti», hanno avvertito. Non la «marcia su Roma» che era stata annunciata, ma un presidio sì.
Per Enrico Letta e il suo governo è una situazione esplosiva, che oggi potrebbe avere un altro sviluppo inaspettato: un incontro a sorpresa tra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e alcuni leader dell'autotrasporto. Alle 17 nella sede di Forza Italia in piazza San Lorenzo in Lucina Berlusconi potrebbe parlare con una delegazione degli animatori della protesta.
Una reazione all'atteggiamento tenuto dal governo. Da una parte l'esecutivo ha affrontato il problema come se fosse solo di ordine pubblico. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha organizzato un vertice al dicastero con le forze dell'ordine e ha avvertito i Forconi: «Non consentiremo la messa a fuoco delle città. I nostri uomini in divisa proteggono le istituzioni e la legalità». Nessun cenno alle ragioni delle manifestazioni, che fin dal primo giorno hanno preso una forte impronta anti casta.
Dall'altra, tra tutti i temi della protesta, il governo ha affrontato solo l'autotrasporto, e ha convocato il tavolo con gli organizzatori martedì prossimo. Troppo lontana la data per gli autotrasportatori e troppo parziale come risposta.
Un modo di affrontare la protesta che Forza Italia non ha approvato e al quale intende contrapporne un altro, più inclusivo. Lo stesso seguito nella trattative dell'ultimo governo Berlusconi (sottosegretario-mediatore Mino Giachino), finita senza disagi per i cittadini.
Le richieste di Berlusconi sono state affidate a un comunicato uscito ieri sera. «A fronte della protesta sottovalutata dal Governo, che ha visto aderire al blocco dei tir anche altre categorie» e davanti a una «mobilitazione che sta arrecando gravi disagi in alcune grandi città, nei porti e presso gli snodi autostradali», il Cavaliere chiede al governo di «convocare immediatamente le associazioni di categoria». La convocazione di martedì prossimo, fra una settimana, «consente alla protesta di proseguire fino a quel giorno, arrecando danni alla nostra economia in un momento già tanto difficile».
Ma la mobilitazione dei Forconi non è solo ordine pubblico, né una semplice vertenza sindacale. Servono, osserva l'azzurro Daniele Capezzone, «riflessioni sui motivi che inducono, in un periodo di forte crisi economica, categorie così diverse del ceto produttivo a protestare contro una politica recessiva che rischia di portare tante famiglie e piccole imprese al fallimento».
Tra i punti di contatto tra il leader degli azzurri e i manifestanti c'è sicuramente quello delle tasse. Ed è proprio questo il peggiore tra tutti gli scenari, dal punto di vista del governo.
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