
Giornata densa per Berlusconi che, sin dal mattino presto, lancia messaggi forti. Comincia a La Telefonata con Belpietro, smentendo i sondaggi di Repubblica: «La verità è che in poche settimane abbiamo fatto quasi un miracolo: ora c'è un margine inesistente al Senato ed è inferiore ai 5 punti alla Camera. E prevaliamo noi nelle principali Regioni». La vittoria non è impossibile, specie grazie a un asso nella manica: «Mi riservo negli ultimi giorni della campagna elettorale di precisare un argomento che sta a cuore a tutte le famiglie italiane». Quoziente familiare? Il Cavaliere vuole tenere le carte coperte.
Poi torna sulle indiscrezioni di Repubblica riguardo a un supposto patto con il Pd: «Macché, loro vogliono aumentare le tasse, la patrimoniale, hanno messo l'Imu, e poi... Cosa può combinare un governo che va da Vendola a Casini?». Altro motivo per cui l'inciucio non si farà: «Il centrosinistra è condizionato dalla Cgil e persino il Financial Times ha messo una sfiducia preventiva».
Poi attacca Monti, citando le aziende: «Confindustria è delusa dall'agenda che prevede la prosecuzione di una politica recessiva che ha portato alla chiusura di un'impresa al giorno. Se Confindustria vuol la crescita dovrà convergere sul nostro programma, che vede una graduale eliminazione dell'Irap».
Quindi torna sul caso delle cosiddette liste pulite. L'esclusione più dolorosa? «Quella di Dell'Utri, amico di sempre, è quella che mi fa più male». Ringrazia gli esclusi, quindi, e ricorda che «è stato necessario per evitare di perdere tra 1,5 e 2 milioni di voti». Ma è colpa dei pm. Già, i pm politicizzati: «Sono un perseguitato dalla magistratura di sinistra, vero e proprio cancro della nostra democrazia, che usa la giustizia a fini politici - graffia - sono stati più di cento i processi contro di me e contro il mio gruppo e nessuno è stato condannato». Ecco perché, dice Berlusconi, «in caso di vittoria, in uno dei primi Cdm, il Pdl riproporrà la inappellabilità delle sentenze di assoluzione». E ancora: «Abbiamo una classe di pm a cui fa piacere incarcerare le persone». Al teatro Capranica, per Berlusconi è un bagno di folla. Davanti a sé i futuri parlamentari che il Cavaliere chiama «prossimi guerrieri, pronti a combattere per sottrarre il Paese a un futuro illiberale».
Dopo che Alfano ha respinto le avances di Monti, l'ex premier arringa i suoi. «Voglio fare un sondaggio: chi di voi pensava qualche mese fa che potessimo ancora vincere?», chiede Berlusconi. Alzano la mano in pochi. «Siete 32 e con me 33. Adesso quanti di voi pensano di vincere?». E le mani alzate diventano una selva.
Quindi attacca sul redditometro che è «inaccettabile, roba da Stato di polizia tributaria»; su Monti che «col senno di poi dico che abbiamo sbagliato a sostenere. Ha pagato interessi superiori ai nostri e solo l'intervento della Bce con Draghi ha portato all'abbassamento della febbre finanziaria»; e su Ingroia: «unico caso al mondo di un partito formato da tre magistrati. Lo ha fondato presentandosi come rivoluzionario di sinistra e portando dentro altri magistrati e giornalisti di sinistra, come Sandro Ruotolo. È la prova dell'esistenza del circuito mediatico-giudiziario».
Ma c'è spazio anche per le battute: «Le mie segretarie mi dicono che sono uno smemorato. Questa mattina ne rincorrevo una per abbracciarla e mi ha detto: Ma presidente, l'abbiamo fatto un'ora fa!. Lo so che dovrei togliere dal repertorio queste piacevolezze ma non ce la faccio e nonostante la mia veneranda età sono rimasto un monello»; e per le lodi alla Carfagna, in seconda fila: «L'ho ammirata da Santoro: di una bravura eccezionale». Alla fine dell'intervento, il Cavaliere accusa un lieve malore.
Chiede un bicchiere d'acqua e poi tranquillizza tutti: «Sto bene, benissimo». L'ultima parola è per il caso MpS: «Non voglio intervenire sulla vicenda, già Alfano ha espresso un parere. Lascio a lui e agli altri le critiche che sono doverose». Anche senza affondare i colpi, la sinistra barcolla.