Il Bestiario

Il Bestiario, la Paroligna

La Paroligna è un animale leggendario che gioca con le parole e preferisce dire “gestazione per altri” perché “utero in affitto” fa brutto

Il Bestiario, la Paroligna

La Paroligna è un animale leggendario che gioca con le parole e preferisce dire “gestazione per altri” perché “utero in affitto” fa brutto.

La Paroligna è un essere mitologico che si nasconde dietro le parole con giochi di prestigio linguistici per non dire quello che davvero pensa. Il meglio di sé, la creatura leggendaria, lo esprime intorno all’argomento dell’”utero in affitto” che preferisce definire come maternità surrogata o gestazione per altri, cioè una forma di procreazione assistita in cui una donna provvede alla gestazione per conto di una o più persone che diverranno il genitore o i genitori del nascituro. Effettivamente detta così potrebbe sembrare un servizio utile e compassionevole nei confronti di chi non può avere figli.

Ma se lo raccontiamo in modo realistico e quindi un po’ brutale, suonerà in un altro modo. In sostanza ci si reca in una agenzia di maternità che offre un catalogo con diversi pacchetti che vanno dai 40mila ai 150mila euro a seconda dei tempi di attesa e della scelta del sesso. L’agenzia poi si rivolge a una donna disperata che in una condizione normale eviterebbe volentieri di mettere il proprio l’utero in affitto. Intanto, in un paese ricco e lontano, il papà si masturba in un raccoglitore sterile sperando tanto che sia un maschietto. A questo punto si prende lo spermatozoo buono e l’ovocita di un terzo donatore. Solo a questo punto l’ovulo fecondato viene inserito nell’utero della donna. Dopo nove mesi la donna partorisce e se va tutto bene il cliente si porta via il bambino appena nato, se invece va male a causa di una malformazione o di un sesso diverso da quello che si era programmato, allora è un bel pasticcio, ma se il contratto è scritto bene i clienti possono rifiutare la creatura imperfetta. Insomma soddisfatti o rimborsati.

La Paroligna non gradisce questa narrazione forse troppo cruda e allora, dato che in Italia non sono riconosciuti come genitori coloro che utilizzano tale pratica illegale, si appella ai “diritti dei bambini” dimenticando che i diritti dei nascituri dovrebbero essere presi in considerazione anche quando si discute a proposito dell’interruzione di gravidanza. Ma, con il solito gioco di parole, la Paroligna sull’aborto si preoccupa del diritto alla salute delle donne. Sacrosanto diritto, esattamente come il diritto di vedere la luce dei bambini non ancora nati ma vivi.

D’altra parte l’utilizzo della neo lingua è un’antica tecnica ideologica per aggirare l’evidenza della realtà svuotando di significato delle parole confondendo il male con il bene e in questo, bisogna ammetterlo, la Paroligna è cintura nera al terzo dan.

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