Milano Giuliano Pisapia versus Stefano Boeri, atto finale. Il sindaco di Milano domenica sera ha licenziato dopo l'ennesima lite il suo assessore alla Cultura, un divorzio già tentato nel 2011 a pochi mesi dall'elezione, ma allora il Pd riuscì a ricucire lo strappo tra due personalità che non si sono mai prese, fin dai tempi della sfida per le primarie. Questa volta la rottura è stata insanabile.
L'avvocato di fama e l'archistar internazionale. Il figlio del grande giurista Giandomenico e quello del famoso architetto Cini, l'autrice (per dire) dell'Ago e il filo che ha creato due scuole di pensiero a Milano, un'opera straordinaria o un obbrobrio che ha sciupato una delle piazze più famose della città. Due gemelli diversi ma che vengono dallo stesso mondo e giocano nella stessa metà del campo, la buona borghesia e gli intellettuali radical chic che in questi giorni si sono spaccati anche sulla scelta drastica di Pisapia. In una ventina hanno scritto una lettera-appello perché ci ripensasse, tra i firmatari Guido Rossi, Rosellina Archinto, Milly e Massimo Moratti, Luca Formenton. Dopo l'annuncio in serata che il sindaco aveva revocato le deleghe all'architetto (lui si è rifiutato di dimettersi) la società civile ha annunciato un sit-in ieri pomeriggio davanti a Palazzo Marino, mentre era in corso la seduta in cui Pisapia ha spiegato le ragioni dell'allontanamento. «Nessuna questione personale - premette - ma con Boeri si era ormai compromesso il rapporto di fiducia». È «assolutamente necessario avere una squadra coesa, in cui tutti siano mossi dall'amore per il bene comune e senza personalismi». In altre parole, di «una giunta che lavori con armonia e in armonia, il che non vuol dire non discutere, evitando però di dirlo, per di più in forma anonima, ai giornali». Bisogna «scegliere - ha aggiunto Pisapia - e rispettare le decisioni prese». Dal pubblico si alza una sola voce contro: «Come Grillo», ha gridato una persona, riferendosi evidentemente alla mancanza di dialettica democratica nel Movimento 5 Stelle. Ma di quei supporter radical chic - sarà la pioggia - fuori dal Palazzo mentre rischia di piovere non si vede nessuno. Una ventina invece i militanti di base del Pd che arrivano dalle periferie per difendere l'ex assessore. Rimosso, ha fatto presente il sindaco in una riunione con i consiglieri della maggioranza che avevano contestato la mossa di estromettere l'esponente Pd più votato nel 2011, anche per un record di consulenze assegnate dall'inizio del mandato, 560mila euro. Boeri invece attacca pesantemente il partito, «una rottura del tutto ingiustificata, il Pd mi ha venduto per un piatto di lenticchie». Verso la campagna per i congressi, i Democratici renziani vicini all'architetto hanno già lanciato da ieri la resa dei conti contro i dirigenti locali bersaniani, Maurizio Martina e Roberto Cornelli.
Gli intellettuali di sinistra disertano la piazza, ma si scatenano su quella virtuale.
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