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C'è la prova: le toghe rosse hanno in mano la politica

Fioroni rivela: l'Anm ha premuto perché ritirassi la candidatura in commissione Giustizia della Camera per far posto alla Ferranti. Poi le strane smentite

C'è la prova: le toghe rosse hanno in mano la politica

La legge del contrappasso colpisce l'Anm. Mentre protesta a gran voce contro il Pdl che «delegittima» i magistrati sulle vicende giudiziarie di Berlusconi, ecco che le scoppia in casa la bomba-Fioroni. A dimostrazione delle sue logiche di potere e delle pretese di condizionare la politica. La nota dell'Anm critica le «espressioni violente e offensive, estranee a ogni legittimo esercizio del diritto di critica» contro i magistrati e richiama gli inviti di Giorgio Napolitano ad evitare conflitti. Nella stessa giornata Beppe rivela (ma poi in serata smentisce) di telefonate avute dal sindacato delle toghe per garantire un posto chiave in parlamento a un'esponente di Magistratura democratica: Donatella Ferranti, ex segretario generale del Csm.

Nel caos che regna nel Pd sul dopo-Bersani, Fioroni doveva fare il presidente di commissione ma è costretto al passo indietro. «Mi hanno detto - racconta a Repubblica- o ci sei tu o c'è la Ferranti. Ha cominciato a chiamarmi l'Anm. “ Non sappiamo con chi parlare al Pd. Per favore, abbiamo bisogno della Ferranti alla Giustizia. Sa, con Nitto Palma al Senato...”. E io ho risposto obbedisco ai magistrati, mica al Pd». Segue scambio di sms, sempre rivelato dall'esponente Pd, con il premier Enrico Letta che gli chiede se è «contrariato» e l'ex-Ppi che gli promette di contrariarlo sabato all'assemblea del partito. La storia suscita una sfilza di domande inquietanti. Perché dall'Anm chiamano un Pd per una questione di posti? Perché hanno bisogno della Ferranti in commissione Giustizia della Camera? Perché, poi, Fioroni dovrebbe «obbedire» ai magistrati? In serata arriva la smentita dell'ex ministro, ieri a colloquio, sembra, col Guardasigilli Cancellieri: «Tutte le ricostruzioni sono fantasiose e infondate. Nessuna associazione, tantomeno di magistrati, ha mai parlato con me, ho condiviso la presidenza della commissione Giustizia all'onorevole Ferranti».

Anche l'Anm in serata smentisce: «Mai intervenuta per condizionare l'elezione del presidente della commissione Giustizia della Camera».

Dietrofront a parte, sembra che la Ferranti pensasse di avere in tasca il sottosegretariato alla Giustizia e per lei sia stato un colpo vederselo scippare da Giuseppe Berretta. Tanto più che in quota Pdl è stato scelto Cosimo Ferri, leader della corrente d'opposizione all'Anm, Magistratura indipendente. Una nomina andata di traverso al sindacato delle toghe e contestata da Md. Come quella di Palma, presentata come uno scandalo. Tutto questo dimostra quanto l'Anm pretenda di essere forza politica, pur lanciando appelli all'indipendenza e autonomia della magistratura, e pretenda di condizionare le scelte del Palazzo. Collateralismo, lo chiamano.

«Se fosse vero quello che dice Fioroni - commenta aIl Giornale Lorenzo Pontecorvo, vicepresidente di Mi e membro del direttivo dell'Anm - sarebbe molto grave. L'associazione dovrebbe occuparsi dello svolgimento dell'attività giudiziaria, non intromettersi nelle questioni della politica, tantomeno se si tratta delle commissioni Giustizia del parlamento». Il fatto è che l'Anm, guidata dal cartello di sinistra e da Unicost, vive una crisi storica. Rappresenta forse la metà dei 9mila magistrati, se gli iscritti sono ben sotto gli 8mila, 3mila votano Mi, 300 Proposta B e tanti non partecipano.

La base è in subbuglio, insofferente per il correntismo e un vertice troppo orientato a sinistra che si preoccupa di politica e non di questioni sindacali, si moltiplicano i movimenti indipendenti e Mi, uscita vittoriosa dalle urne, si trova all'opposizione.

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