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Cairo ormai si sente milanese: "Fare il sindaco? Perché no"

L’imprenditore ospite del programma di Radio 1 rivela: «Ci sono andato vicino, sarebbe stato bello, chissà...»

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Sindaco di Milano? Perché no? La butta lì così Urbano Cairo, presidente di Rcs, rispondendo a una domanda su una possibile «discesa in campo» in quella che l’imprenditore - piemontese di nascita considera ormai «la mia città».
Ospite ieri del programma radiofonico «Un giorno da pecora», Cairo ha parlato a lungo, sottoponendosi divertito e rilassato alle domande dei conduttori, che inevitabilmente hanno toccato l’eterno dilemma di un suo impegno diretto in politica, rivelando che, in effetti, c’è stato un momento in cui questa eventualità stava per concretizzarsi. È accaduto nel 2015 - ha raccontato - quando il leader della Lega Matteo Salvini gli propose una candidatura per il centrodestra. «Ci siamo visti - ha ricordato Cairo - e mi ha chiesto se era una cosa che poteva interessarmi».
E la cosa gli interessava, eccome.
«Sì. Milano è la mia città e poteva essere una cosa bella» ha confermato l’imprenditore, per poi spiegare che «non era possibile perché ero impegnato col mio lavoro e stavo pensando di prendere Rcs, dunque poi ho rinunciato». «Ma non so se sarei stato adatto a farlo con Salvini sinceramente», ha aggiunto.
Di sicuro gli sarebbe piaciuto, e forse gli piacerebbe ancora oggi.
«Milano è la mia città - ha ammesso - la adoro perché no?». E Geppi Cucciari, conduttrice del programma insieme a Giorgio Lauro, ha opportunamente citato Lucio Battisti e la canzone - appunto, «Perché no» che descrive proprio un rapporto amoroso pienamente realizzato e felice. E chissà che il futuro non riservi alla politica milanese il concreto sbocciare di questo amore. Intanto in città se ne parla. «Stiamo lavorando per consegnare un elenco di papabili candidati - commenta lesto il capogruppo leghista Samuele Piscina - Ben vengano quindi le disponibilità che metteremo a disposizione di Matteo Salvini e degli altri leader». Intanto Cairo, pur non chiudendo le porte a Palazzo Marino, ammette che fra sindaco, governatore e premier la cosa migliore sia «mi sa, la terza...». Lui in ogni caso conferma di non essere né di destra né di sinistra: «Io sono di centro, proprio centro» e ammette che Meloni «si sta impegnando molto» e «ha fatto delle buone cose in politica estera». Se fosse un calciatore - osserva - sarebbe «Giancarlo “Picchio” De Sisti».

Sì perché il calcio è l’altro «amore» di Cairo (presidente del Toro) che ha trovato il tempo di mandare un messaggio serio, su quello che - ha detto - «è l’unico settore che non ha avuto nulla» dopo il Covid: «Se tutti vengono aiutati deve esserlo anche il calcio, che porta un miliardo e 300 milioni all’erario e due miliardi dalle scommesse».

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