
"Forza Italia ha invitato gentilmente, cosa che fanno pochissimi partiti - lo fa Azione, lo fa Forza Italia o lo fa Fratelli d'Italia - delle persone e un partito che stanno all'opposizione, perché la politica è fatta di dialogo". Così il leader di Azione, Carlo Calenda, appena arrivato ad Azzurra libertà a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno.
Secondo Calenda, Azione e Forza Italia hanno in comune la volontà di "non fomentare la violenza, non considerare l'avversario un nemico ma come qualcuno con cui si dialoga". Tra gli altri punti in comune con gli azzurri, l'ex ministro del Mise individua "il loro posizionamento, che è popolare e moderato, e il sostegno all'Ucraina come hanno fatto fino adesso". Il leader di Azione ha poi ricordato di essere andato anche a un congresso della Cgil di Landini dove è stato pure fischiato. E ha aggiunto: "Una volta, ma diciamo in un momento di turbinazione mentale, anche alla festa del Fatto".
Per quanto riguarda la legge elettorale e le future alleanze, Calenda non ha dubbi: "Soglia al 3%? Anche se me la facesse al 5% o al 6% Azione andrebbe da sola al centro perché io penso che c'è tantissima gente, tantissima, che ritiene, come noi riteniamo, che il bipolarismo in questi trent'anni abbia fallito". Calenda ha anche ribadito che voterà di nuovo "convintamente" la riforma della giustizia "perché noi siamo una forza politica che se è all'opposizione, ma se il governo propone una cosa utile agli italiani, la vota".
Antonio Tajani, intervenendo in videocollegamento con la festa nazionale dell'Udc, esclude però un'alleanza con Azione: "Io non condivido tutto quello che dice Calenda, ma è stato ospite dei nostri giovani, lui sta all'opposizione, noi siamo in maggioranza". Ma poi ha puntualizzato: "Abbiamo trovato una convergenza a livello territoriale in Basilicata con Azione perché non condivideva le politiche di estrema sinistra del candidato del campo largo. A Milano si potrebbe trovare una convergenza su un candidato civico e avere una coalizione più ampia di quella di centrodestra, per far ripartire Milano". E, infine, ha concluso: "Se Calenda vota la riforma della giustizia e fa campagna elettorale per il sì, qualora ci fosse il referendum, è bene che ci sia questa convergenza. E se sul nucleare c'è una convergenza, perché no".
Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia, ha ammonito: "Il terzo polo è stato tentato più volte nel corso degli anni: nel '94 ci provò Andreotti, ma pochi lo ricordano; nel 2001 fu la volta di D'Antoni, allora leader della Cisl, e anche quel tentativo fallì. Più recentemente ci hanno provato Renzi e Calenda, e anche lì è finita male". E ha aggiunto: "La verità è che il terzo polo non esiste. In Italia c'è un centrodestra e c'è una sinistra che è sempre più massimalista". Secondo Gasparri "i moderati non possono stare con D'Alema che marcia a Pechino con un dittatore, né con Ilaria Salis che occupa le case, né con i grillini che insultano chiunque, perfino una persona mite e seria come Antonio Tajani. Neanche con la Schlein, che mi pare distante anche dalla sinistra riformista".
L'esponente azzurro è convinto "che i moderati non possano riconoscersi in questa sinistra" e i forzisti auspicano "un dialogo con altri mondi moderati". Renato Schifani, prima dello scontro sulla Sicilia, ha usato parole concilianti: "Carlo Calenda è un uomo liberale, le cui idee coincidono in gran parte con il nostro progetto di economia liberale. Silvio Berlusconi avrebbe sicuramente apprezzato molte delle sue posizioni".
Secondo Schifani, "Tajani sta facendo benissimo a corteggiarlo, e sta facendo benissimo il segretario di Fi". E ancora: "Sul tema delle alleanze ci sono delle divergenze, ma sulla visione economica Berlusconi si sarebbe ritrovato".