Non ci sta a fare il capro espiatorio. E al suo successore sulla poltrona di sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che grida al rischio default attribuendogli tout court ogni responsabilità, Diego Cammarata, primo cittadino Pdl per dieci anni, dal 2001 a gennaio del 2012, risponde a muso duro: «Io ho lasciato i conti in ordine. Anzi, a Orlando ho fatto due regali: grazie alla mia amministrazione, nei costi intermedi, Palermo risulta tra le città che hanno speso meno, e questo consentirà di subire minori tagli dalla spending review; e poi per il 2012 c'è un avanzo di amministrazione di sei milioni di euro».
Un avanzo di sei milioni di euro? Ma se qualche giorno fa Orlando ha denunciato il rischio default...
«Io posso comprendere le sue difficoltà e non mi scandalizzo certo se chiede risorse, ma deve dire le cose come stanno. È stata la sua giunta che ha approvato il rendiconto consuntivo relativo al 2011, l'ultimo anno della mia gestione, con un avanzo di sei milioni di euro. Questo esclude per tabulas che la mia amministrazione abbia lasciato un buco di bilancio. Orlando coi numeri non può barare, non può accostare un pericolo di dissesto alla gestione della precedente amministrazione. Se poi intende spendere come se la crisi non ci fosse, si prenda le sue responsabilità, ma non tiri in ballo chi lo ha preceduto».
Intende dire che Orlando rischia di portare Palermo al dissesto?
«Io vedo i fatti. E i fatti sono che la mia amministrazione tra il 2006 e il 2011 ha tagliato circa 80 milioni dalla spesa corrente. I fatti sono che con me sindaco c'è stato il blocco delle assunzioni e delle mobilità, il che ha fatto scendere il personale di oltre 6mila unità. Non ne ho guadagnato in popolarità, ma i conti li ho tenuti a posto, e Palermo ha sempre rispettato il patto di stabilità».
Proprio sul rigore la giunta Orlando è entrata in crisi, con le dimissioni polemiche da assessore al Bilancio del generale Marchetti...
«È proprio questo il punto. Orlando non lo voleva seguire sul rigore, lui e i suoi se ne fregano dei conti in ordine. Il vero problema di Orlando è che non dispone delle risorse che gli consentirebbero di mantenere le tante promesse fatte in campagna elettorale. Ma questo accade non perché la precedente amministrazione ha male operato, ma perché il mondo è cambiato, e le risorse disponibili non sono più quelle degli anni passati».
E le società partecipate? I precari? Quanto pesano sul bilancio?
«Sulle società partecipate Orlando getta fumo negli occhi, perché sa bene che, contrariamente a quello che dice, non c'è alcun debito che possa portare effetti pregiudizievoli sul bilancio del Comune. C'è il problema dei 1800 precari della Gesip, figli di quegli oltre 7mila lavoratori socialmente utili che io ho ereditato da lui quando nel 2001 sono diventato sindaco. Dovrà trovare una soluzione. Tutti sono bravi e capaci quando si hanno le risorse in bilancio».
Preoccupato per Palermo? Il rischio dissesto secondo lei è concreto?
«Per lo stato in cui ho lasciato i conti io, stato che è anche certificato da una relazione che mi sono fatto
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