Ultimo stadio. Il giorno dopo la giornata di straordinaria follia andata in scena a Roma, a margine della finale di Coppa Italia dentro e fuori l'Olimpico, si cerca di capire cosa sia davvero successo. Al centro di tutto c'è la vergogna della trattativa tra lo Stato e Genny 'a carogna. Alfano, ministro dell'Interno, nega il patto. Nessuna trattativa, nessun accordo, niente resa. «Non sta nè in cielo nè in terra». Tutta apparenza. Era solo una chiacchierata tra amici. Il ministro alza la voce e annuncia «daspo a vita». Anche il Questore di Roma, Massimo Mazza, si era già difeso dicendo che «non abbiamo mai pensato di non far giocare la partita» e quella chiacchierata tra il capitano del Napoli e l'ultrà era solo per informare i tifosi delle condizioni di salute del tifoso ferito. Solo che in tanti replicano che la trattativa era lì, in diretta tv, ed è difficile smentirla. Daniela Santanchè replica al ministro: «Alfano ha problemi di vista e di udito. Non è che lo Stato non tratta: lo Stato ha trattato». Questione di verbi.
Nel discorso già dal mattino si inserisce con forza Grillo. Lo fa senza circoscrivere le responsabilità e, in sostanza, buttandola in campagna elettorale. «La Repubblica è morta». È il titolo del post. «La Repubblica è morta, i suoi cittadini non hanno più rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare. All'Olimpico veniva da piangere, come a un funerale», scrive. «Mi si è stretto il cuore vedere Alessandra Amoroso cantare l'inno d'Italia sommersa dai fischi in uno stadio sequestrato dagli ultrà con la Polizia impotente e i politici in tribuna d'onore, gente del calibro di Renzie. La Repubblica è morta, ma i suoi funerali sono indegni, troppo imbarazzanti. Non abbiamo neppure la dignità di un buon funerale».
Il secondo passaggio è dedicato ai suoi avversari, definiti come «diversamente ultrà». «Devono andare fuori dal Parlamento e dalle istituzioni i corrotti, gli indagati, i condannati in primo grado (Renzie) - prosegue Grillo - Un pregiudicato che colloquia amorevolmente al Quirinale con Napolitano e che sconta una pena ridicola vale come cento stadi fischianti. Ma nessuno ci fa caso. Hanno tutti e due la cravatta, non sono tatuati, non urlano. Sono diversamente ultrà. I politici sono stati tra i primi a scappare, amorevolmente scortati nelle loro auto blu, quelle non ancora vendute su eBay (per ora ben sei!) dall'Ebetino incazzato nero per la Partita del cuore. Antognoni non gli passerà la palla e lui non calcerà un calcio di rigore».
Il blog non è l'unico palcoscenico che Grillo si concede. «Già vedo che Genny a carogna viene invitato al Nazareno da Fonzie il Bastardo per vedere come togliere la violenza dagli stadi. Io lo Stato sovrano lo voglio ma se le forze dell'ordine chiedono: «Signor carogna possiamo iniziare la partita, lo Stato non c'è più», dice in una intervista a SkyTg24. E poi su Renzi: «È finto, dentro ha un odio moderato perché solo così può arrivare a dire le cose che dice e non farle». Mi paragonano ad Hitler? «Passo da fascista o nazista perché hanno paura». L'ultimo affondo è per Carlo De Benedetti.
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