L'atto di citazione è ormai pronto. Ma Antonio Ingroia, il bersaglio della class action lanciata dai lettori del Giornale, è già oltre. E nell'ennesima «lezione» dal Guatemala si avvita in una nuova polemica puntando il dito contro Silvio Berlusconi, bollato come «nefasta e vecchia conoscenza degli italiani». Ormai, le esternazioni del pm siciliano si susseguono con un ritmo martellante. Ma va avanti anche la causa promossa dal Giornale. La prossima settimana l'atto verrà notificato all'interessato, come prescrive la legge. Poi il procedimento potrà cominciare. Sarà un processo record, a suo modo storico. Ma questa volta a sostenere l'azione non saranno le vittime di qualche disastro navale, come è successo a Grosseto per la Concordia, o ambientale, come è capitato a Casale Monferrato con l'amianto. No, questa volta è in gioco un bene molto più fragile, ma ugualmente prezioso: l'onore. L'onore dei militanti, dei simpatizzanti, dei dirigenti di Forza Italia, l'onore calpestato dalle affermazioni contenute nel libro di Ingroia Io so. Per il magistrato siciliano, oggi distaccato in Guatemala per conto dell'Onu, Forza Italia nacque da un accordo fra Marcello Dell'Utri e i boss di Cosa nostra. Non solo: successivamente il partito si sarebbe adoperato in Parlamento per favorire con leggi ad hoc gli interessi della cupola. Accuse gravissime e mai provate perché le numerosissime inchieste aperte dal '94 in poi non hanno prodotto alcuna certezza, ma solo molte suggestioni.
Accuse ripetute ieri con un intervento barricadero su MicroMega, la palestra editoriale del giustizialismo italiano. Ingroia, che è pur sempre un magistrato, scrive parole durissime augurandosi la vittoria di Pier Luigi Bersani e la sconfitta di Berlusconi. E del Cavaliere il pm traccia un ritratto a dir poco apocalittico: «Una vecchia e nefasta conoscenza degli italiani, artefice del disastro economico-finanziario, politico-istituzionale, e etico-morale in cui è precipitato il Paese negli ultimi anni». Ingroia, che ha appena dato il suo endorsement al Movimento Arancione, non si ferma più.
Ma prosegue anche il flusso di messaggi dei lettori del Giornale. In redazione sono già arrivate quasi seimila mail, un numero impressionante che dà anche conto dell'appartenenza orgogliosa ad una storia così importante per il nostro Paese. «Come si permette di ritenermi mafioso?», scrive ad esempio Sandro che non accetta di essere buttato nella pattumiera della cronaca giudiziaria.
Scrivono in prima persona e parlano al presente di Forza Italia, i nostri lettori. Dichiarazioni su dichiarazioni in difesa del proprio pantheon. E di riflessione sul bilanciamento fra i diversi poteri nel nostro Paese: «Ritengo che oltre ai cittadini - afferma Giuseppe - anche quella parte di magistratura leale e non politicizzata, dovrebbe ritenersi offesa».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.