Il Cav apre al ticket con la Lega

Lombardia, Maroni in tandem col coordinatore Pdl Mantovani. Dubbi su Monti: è in campagna elettorale

Il Cav apre al ticket con la Lega

Si parte. O, almeno, così pare. Oggi a mezzogiorno, infatti, scadono i termini per presentare le candidature alle primarie del Pdl. E fra una settimana, il 25 novembre, quelli per depositare le diecimila firme richieste. Soltanto allora si capirà quali saranno davvero gli sfidanti. Non solo perché in molti stanno facendo fatica a raccogliere le firme, ma anche perché sono in corso trattative: sia per eventuali ticket tra candidati, sia per convincere alcuni a ripensarci e non correre. Con sullo sfondo un faticoso confronto sull'opportunità di tenere o no delle primarie che Alfano vuole con forza ma che Berlusconi continua a considerare «una perdita di tempo». Con tutti i problemi organizzativi che ci sono e con l'election day il 10 marzo – è l'obiezione che in molti fanno al segretario – vale la pena tirare ancora dritto? Una domanda che deve essersi fatto lo stesso Alfano, ben consapevole – questo confidava in privato – che insistere sulla via delle primarie rischia di «compromettere seriamente» il rapporto tra il Pdl e Berlusconi.
Qualcosa di più lo si saprà mercoledì, quando a Roma potrebbe riunirsi nuovamente l'ufficio di presidenza del Pdl per ragionare sul da farsi. Per le primarie, spiega Alfano ai microfoni del Tg1, «abbiamo progettato un calendario che si conclude i primi di febbraio, quindi l'election day qualche problema lo pone». E infatti al momento l'ipotesi più gettonata è quella di concentrarle in uno o al massimo due appuntamenti invece di spalmarle all'americana tra dicembre e febbraio. Ed è questa la soluzione proposta per esempio da Cicchitto: «Bisogna semplificare il calendario mantenendo due scadenze entro la prima metà di gennaio». Anche se l'incertezza è tanta. Al punto che, seppur con ironia, è così che ieri sera Crosetto rispondeva su Twitter a chi chiedeva se le primarie si faranno davvero: «Sto aspettando che Alfano mi chiami per spiegarmi...».

Tutto da vedere, dunque. Anche perché c'è da fare i conti anche con la raccolta delle firme per i simboli da presentare alle regionali di Lombardia e Lazio. Più che all'ingorgo istituzionale siamo all'ingorgo organizzativo. Senza contare lo scetticismo di Berlusconi. Visto com'è andato a finire l'ultimo ufficio di presidenza, infatti, c'è da capire cosa dirà il Cavaliere nel caso davvero mercoledì fosse riconvocato per affrontare il nodo primarie alla luce dell'election day. Il rischio è che esordisca con un devastante «avevo ragione io». Questo, almeno, è quel che dice in privato. Dove confida anche un'altra convinzione: le procure vogliono farmi fuori e dopo la sentenza sui diritti tv faranno il possibile per affossarmi anche con Ruby. Magari è questa una delle tante ragioni per cui l'ex premier va così spesso in Kenya. Aldilà di tutto, il Cavaliere è sempre più convinto che i tempi siano strettissimi. La domenica la passa ad Arcore, alle prese con i soliti dossier. In particolare quello della Lombardia. Sente al telefono i big lombardi, da Romani alla Gelmini, vede il coordinatore Mantovani (che nel primo pomeriggio fa una lunga riunione a casa sua con alcuni dirigenti azzurri) e alla fine gli dà il via libera a candidarsi alle primarie di coalizione lombarde. Su Albertini, invece, sarebbe restato molto freddo. Insomma, la partita dovrebbero giocarsela Mantovani e Maroni. Con il segretario leghista che avrebbe la strada spianata al Pirellone, magari chiudendo alla fine un'intesa per un ticket con Mantovani. E con una certezza: in Lombardia Pdl e Lega non faranno l'errore di dividersi e comunque vada si troverà un candidato gradito a tutti. «Berlusconi dice che è importante tenere un buon rapporto con la Lega», spiega Mantovani.

Il Cavaliere guarda anche al quadro complessivo. E, racconta chi ha occasione di sentirlo al telefono, non sottovaluta l'uscita di Monti in Kuwait.

Gli chiedono se dopo di lui l'Italia continuerà ad essere un Paese affidabile e il Professore risponde con un sibillino «non posso garantire per il futuro». Una replica non proprio da tecnico, anzi – è il ragionamento del Cavaliere – un'uscita quasi da campagna elettorale. «Ormai è iniziata», chiosa Berlusconi in privato con chi ha occasione di sentirlo.

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