Il Cav chiede l'intervento di Monti «Sentenza contro il buonsenso»

Il Cav chiede l'intervento di Monti «Sentenza contro il buonsenso»

RomaBerlusconi detta un comunicato poco dopo la notizia choc: «La carcerazione inflitta al direttore Sallusti appare a chiunque assolutamente fuori da ogni logica e contro il buonsenso. La magistratura non commina pene siffatte neppure per gravi reati che destano ben diverso allarme sociale. Tale decisione, assunta proprio contro il direttore de Il Giornale deve imporre una seria riflessione. La depenalizzazione di tutti i reati di opinione, già in parte effettuata dal mio governo e non portata a totale compimento purtroppo per le erronee resistenze di parte della maggioranza ed anche dell'opposizione, deve al più presto essere portata a compimento. Chiederemo al governo di intervenire urgentemente».
Ossia un decreto legge. Per anni la soluzione a una questione cruciale non s'è trovata perché si è sempre impanata nel gioco politico di un Paese bizantino. Ora, come sempre tardi, si corre ai ripari. Lo stesso Monti, dagli Usa, promette di riesumare uno dei provvedimenti già presentati per «arrivare a una formulazione ben chiara anche per quanto riguarda le pene, che sia in linea con la giurisprudenza della Corte europea di Strasburgo». Ossia basta carcere. Anche il Guardasigilli Severino si esprime dopo la condanna: «Prendo atto della decisione della Cassazione. Non faccio commenti ma in merito al profilo normativo confermo: sanzioni pecuniarie e non detentive».
Anche il presidente del Senato, Schifani, scende in campo: «Mi auguro che nel periodo di sospensione tecnica vengano individuate soluzioni idonee, anche normative, affinché in questi casi possa essere evitata la carcerazione». Mentre il presidente della Camera, Fini, tace. Come tacciono, fino a sera, il leader del Pd, Bersani e il suo principale sfidante alle primarie, Renzi.
Per il resto è un turbinio di dichiarazioni sdegnate. Alfano è duro: «La sentenza va al di là del limite assoluto, dove le certezze di una democrazia liberale si infrangono, dove la libertà di stampa diventa un bene leso, dove una condanna assume i contorni di una intimidazione inaccettabile. La libertà di stampa non ha colore». E il capogruppo del Pdl, Cicchitto, alza la voce: «Oggi è stata scritta dalla magistratura una delle pagine più nere, determinando una situazione gravissima, su cui la Camera deve riflettere. Se non alziamo una voce di libertà in questo Parlamento rischiamo di assistere inerte e dare un contributo all'eliminazione delle libertà reali nel Paese». Pure Ghedini non ci sta: «La condanna dimostra in modo incontrovertibile lo stato della giustizia italiana e riconferma l'urgente necessità di una riforma globale che eviti il ripetersi di accadimenti siffatti». Mentre la Santanchè è schifata: «Il Paese fa schifo. Credo che stavolta gli italiani scenderanno in piazza perché bisogna combattere per la libertà e si è violata la libertà».
L'ex ministro Meloni è amara: «Dove verranno rieducati ora i giornalisti non allineati? In Siberia o nei laogai cinesi?»; mentre anche il leader della Lega, Maroni, si schiera forte e dice a Sallusti: «Resisti, resisti, resisti. Per anni la Lega Nord è stata colpita da una furia giudiziaria di stampo fascista per le sue idee e le opinioni espresse dai suoi militanti, in primis il grottesco processo Papalia, ancora lì appeso dopo oltre 15 anni».


Pure l'Udc, con Enzo Carra, è preoccupato: «La Cassazione ha fatto qualcosa di inenarrabile». E pure Donadi dell'Idv ammette: «Si va in carcere per le proprie idee in un Paese che ha problemi di civiltà. Bisogna intervenire, anche con un decreto, per evitare conseguenze di questo genere».

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