La Procura generale ha riflettuto a lungo, prima di prendere di petto la questione: consapevole di muoversi su un terreno minato, dove è forte il rischio di dare ragione nei fatti a chi accusa i pm milanesi di usare due pesi, due misure, due velocità quando si tratta di Berlusconi o di imputati qualunque. Ma alla fine il pg Manlio Minale e il suo vice, l'avvocato generale Laura Bertolè Viale (che pure ha sostenuto l'accusa nel processo al Cavaliere per i diritti tv) si sono resi conto di non avere altra scelta. Il codice penale prevede che, quando una Procura non fa il suo dovere, tocchi alla Procura generale intervenire per rimettere le cose a posto. E in questi sette casi c'era un dato costante: per sette volte un giudice preliminare, Vincenzo Salemme, aveva restituito al mittente le richieste di archiviazione firmate dal capo del pool reati finanziari, il procuratore aggiunto Francesco Greco. In quei sette casi, sosteneva Salemme, le indagini non erano state nemmeno fatte.
Come è stato possibile? In Procura si fa presente che sette inchieste sono poco più dell'uno per cento delle seimila notizie di reato che ogni anno vengono gestite dal pool reati finanziari; che le somme recuperate in questi anni grazie alle indagini sono straordinariamente ingenti; che la grande maggioranza delle inchieste viene portata a conclusione in meno di un anno; e che le richieste di archiviazione, spesso successive al risarcimento del danno, vengono regolarmente accolte dai giudici preliminari. Da tutti, tranne che da uno: il dottor Salemme, che bocciando le archiviazioni chieste dalla Procura ha innescato il caso. Così sono scattate le controinchieste. Tutte affidate a Carmen Manfredda, sostituto procuratore generale, un mastino dell'epoca del terrorismo e dei sequestri. Che è partita a testa bassa, incaricando la polizia giudiziaria di fare le indagini che i suoi colleghi del piano di sopra avevano ritenuto inutili.
«Non sono casi di insabbiamento ma semplici differenze di valutazione tra noi e un singolo giudice»: questa è, in sostanza, la linea su cui si attesta la linea della Procura della Repubblica ieri quando, dopo settimane di voci sempre più insistenti, la notizia prende forma compiuta e trova conferme. La sostanza qual è? Francesco Greco ha un curriculum - da Enimont a Antonveneta passando per Parmalat - che rende difficile considerarlo un insabbiatore.
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