«Vi prendono in giro. Vi dicono che sono disposti a discutere e prendere tempo ma in Giunta il Pd si è già accordato per votare la mia decadenza e farmi fuori». L'umore non è quello dei giorni migliori e chi ha occasione di vederlo in quel di Arcore o di sentirlo al telefono racconta un Silvio Berlusconi piuttosto irritato. Il ragionamento che consegna ai suoi interlocutori, infatti, non lascia molto spazio ad una soluzione non conflittuale della querelle sulla decadenza visto che il Cavaliere è fermamente convinto che il Pd abbia già deciso di andare fino in fondo.
Ed è per questo che Berlusconi decide di interrompere il suo lungo silenzio e, intervistato a Studio Aperto, mette nero su bianco quel che pensa. Non solo che la sentenza della Cassazione sui diritti tv Mediaset è «allucinante» e «priva di fondamento», ma soprattutto che non ha alcuna intenzione di restare a guardare mentre il Pd affonda il colpo. Lo dice con tono pacato, forse in nome della linea morbida imposta negli ultimi giorni dalle solite colombe e dagli avvocati. Ma lo fa scegliendo con cura i termini, tranchant e durissimi. Insomma, pur buttandola lì come fosse la più scontata delle ovvietà, l'ex premier non lascia molti margini a chi lo vorrebbe disponibile al compromesso. Perché, è questo il messaggio tra le righe, se la trattativa con il Colle e con il Pd prevede un suo passo indietro in cambio della rinuncia alla decadenza, lui non ci pensa proprio. «Se credono di eliminarmi con un voto e se questo dovesse succedere affonda il colpo ci troveremo davanti a una ferita profonda per la nostra democrazia e credo che milioni di italiani non lo permetterebbero».
Se non è una dichiarazione di guerra poco ci manca. Perché, ripete in privato, «vogliono eliminarmi, farmi diventare un altro Craxi», ma «non ci riusciranno». Un Cavaliere che in privato si dice pronto allo show down, decisamente all'attacco. E che ieri ad Arcore ha incontrato Denis Verdini, Daniela Santanché e Sandro Bondi mentre oggi a Roma vedrà Angelino Alfano, Gianni Letta e altri big del Pdl. Una trasferta piuttosto inconsueta per il Cavaliere che decide di scendere nella Capitale di venerdì 30 agosto, secondo alcuni per un delicato faccia a faccia con un ambasciatore di rango del Pd in vista del voto della Giunta in calendario il 9 settembre. Di certo per incontrare Marco Pannella e discutere dei referendum sulla giustizia giusta che ormai da settimane il Pdl sta sostenendo apertamente.
Quel che è certo è che ieri - avesse potuto - Berlusconi ne avrebbe dette di tutti i colori sulle motivazioni della sentenza Mediaset. Depositate, secondo l'ex premier, con «un timing incredibile». Nel giorno in cui dovevo andare all'incasso sull'Imu è il ragionamento del Cavaliere hanno deciso di renderle pubbliche sposando il teorema del «non poteva non sapere». E poi la scelta di far figurare come estensore della sentenza non il solo relatore come da prassi ma l'intero collegio giudicante. Un modo secondo Berlusconi - per coprire il presidente Esposito, la conferma che si tratta di «una sentenza politica e nulla più».
D'altra parte, a fare quadrato intorno al Cavaliere dopo il deposito delle motivazione è tutto il
partito, senza distinzioni tra falchi e colombe. Da Renato Schifani a Fabrizio Cicchitto, passando per Daniela Santanché, Mariastella Gelmini, Michaela Biancofiore e Annamaria Bernini tutti puntano il dito sulla Cassazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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