Continuerà a fare politica, ma in modo diverso dal passato. In una lunga intervista al Corriere del Ticino, l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scegliere di non candidarsi più alla guida del governo. Inizia una nuova corso per il Pdl e per il centrodestra italiano. Quello del Cavaliere non è, però, un passo fuori dalla politica nazionale. Anzi. "Come presidente del primo partito italiano in parlamento - spiega Berlusconi - agirò da 'padre fondatore'".
Nell'intervista al Corriere del Ticino, l'ex premier punta su quel ricambio generazionale che lui stesso, da diversi mesi, ha iniziato a mettere in campo per dare nuova linfa vitale al partito: "Darò consigli alle nuove leve, cercherò di trasmettere quei valori di libertà e di democrazia per i quali sono sceso in campo e che sono tuttora il nostro credo politico, contro quella cultura dell’invidia, dell’odio e del giustizialismo che finora ha dominato gran parte della sinistra in Italia". Berlusconi parla chiaramente della necessità di un rinnovamento generale della politica italiana e cita l’esempio del segretario del Pdl Angelino Alfano che è stato eletto all’unanimità dal consiglio del partito: "Ha 35 anni meno di me, è autorevole e realizza il cambio di generazione di cui tutta la politica italiana ha bisogno". Per il Cavaliere è, infatti, arrivato il momento in cui "anche gli altri politici che siedono in parlamento da trent’anni, se davvero credono in ciò che dicono sui giovani e sulla necessità di innovare, facessero un passo indietro. Se qualcuno nel Pdl non crede in questo cambiamento, dovrà ricredersi".
Guardando al passato il Cavaliere assicura di non aver nulla di cui pentirsi. "Dovrebbero invece vergognarsi i miei persecutori, che da quando sono sceso in campo non hanno mai smesso di inventarsi processi fondati solo sulle calunnie, una macchina del fango mediatico-giudiziaria, una campagna di diffamazione su scala internazionale che non si è ancora fermata", continua l'ex premier denunciando apertamente l'accanimento giudiziario che è stato ordito contro di lui. Con la coscienza di avere servito l'Italia "con tutte le forze e con totale onestà intellettuale", Berlusconi non nasconde il fatto di aver salvato il Paese da un governo che sarebbe finito nelle mani del Pci. Proprio per questo, il Cavaliere è amareggiato. Perché è stato ripagato da parte della sinistra giudiziaria con un accanimento che non ha eguali nella storia.
"Vogliono distruggere la mia immagine di uomo, di imprenditore e di politico - puntualizza l'ex premier - è l'ennesima prova che la decisione di impegnarmi nella vita pubblica, per salvare l`Italia dal comunismo e per cambiarla, non mi è stata perdonata da quei poteri che si sono visti insidiati nei loro interessi e nelle loro ambizioni". Un accanimento che non riuscirà comunque a fermare il suo impegno politico: "Anzi, continuerò con la forza e con l'impegno di sempre".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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