L'Italia detiene un triste record in Europa: la tassazione sulle imprese pesa per il 68,6% dei loro profitti. Da ieri la Cgia di Mestre ha rivelato un altro spiacevole primato per le piccole e medie aziende del nostro Paese: i 134 adempimenti fiscali che ogni anno occorre osservare costano al sistema delle Pmi ben 3 miliardi di euro. Insomma, si paga per pagare le tasse. «Il processo di semplificazione sta segnando il passo. Bisogna disboscare questa giungla», ha chiosato il segretario dell'associazione degli artigiani mestrini, Giuseppe Bortolussi.
Le scadenze fiscali hanno registrato una costante tendenza all'aumento: se nel 2002 avevano già raggiunto le cento unità, quest'anno sono appunto pari a 134 con un aumento del 34% in soli dieci anni. Calcolando la media, nel 2012 ogni due giorni e mezzo le aziende hanno dovuto versare un'imposta o un contributo previdenziale/assicurativo allo Stato. I mesi più convulsi sono a inizio anno. A gennaio si sono concentrate 14 scadenze, mentre a febbraio è stato toccato il record di 15.
Considerato che quasi tutti i pagamenti sono concentrati verso la metà e la fine del mese, appare chiaro come ogni ditta debba «dedicare» uno o più addetti al solo disbrigo di queste pratiche. E i costi perciò lievitano. «I più penalizzati sono le micro imprese e i lavoratori autonomi che, a differenza delle aziende di maggiori dimensioni, non posseggono una struttura amministrativa in grado di sbrigare tutte queste incombenze», ha aggiunto Bortolussi.
La parola magica «semplificazione» da sola non fa miracoli. L'osservatorio sull'attività normativa del governo ha evidenziato come nel 2011 a fronte di 6.385 misure di snellimento degli obblighi burocratici ne siano introdotte oltre 7.500 che hanno «complicato» la situazione. Una fatica di Sisifo che nuoce non solo alle aziende ma a tutto il sistema-Italia. Il nostro Paese, infatti, è al 78simo posto su 183 nazioni nella classifica Doing Business della Banca Mondiale, molto indietro rispetto a diretti concorrenti come Gran Bretagna e Germania.
Quale operatore straniero vorrebbe ancora investire in Italia conoscendo alcune «particolarità» della nostra amministrazione? Ad esempio, ottenere un'autorizzazione all'importazione a volte può essere una lotteria. Anche pagare un dazio doganale richiede la presenza fisica dell'interessato perché la procedura telematica non è mai partita (anche perché finora Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e Bankitalia non si sono accordate sul conto corrente unico).
Fare impresa non è semplice. Ad esempio, l'iscrizione di un'azienda all'Inps ha solo natura dichiarativa, cioè attesta la sua esistenza, ma i contributi previdenziali dovranno essere versati sulla base dei singoli contratti.
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