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Chiodi frenato dai pm: l'imputato D'Alfonso diventa governatore

Alla Regionali in Abruzzo il candidato Pd vince malgrado i guai con la giustizia per truffa e falso. E il presidente uscente di Forza Italia si blocca al 26% 

Chiodi frenato dai pm: l'imputato D'Alfonso diventa governatore

L'Aquila - Vince il candidato imputato, perde quello indagato. La Regione Abruzzo torna nelle mani del centrosinistra grazie alla vittoria, con il 42,5 per cento, dell'ex sindaco di Pescara, Luciano D'Alfonso, che supera l'esponente di Forza Italia e governatore uscente, Gianni Chiodi, fermo al 26,5 per cento nonostante l'appoggio di Fratelli d'Italia e Ncd. Molto distanziati gli altri due aspiranti governatori: Sara Marcozzi, del M5S, inchiodata al 16,2 per cento, e Maurizio Acerbo, il candidato di Tsipras, che supera di poco il 2 per cento. La battaglia politica tra D'Alfonso e Chiodi è stata molto probabilmente decisa anche dalle vicende giudiziarie che riguardano entrambi. Il primo, infatti, è sotto processo per truffa e falso; il secondo indagato per una storia di rimborsi facili con sullo sfondo un «momento di debolezza», come lo stesso Chiodi ha definito la notte trascorsa in un albergo con una donna, assicurando, però, di non averla mai favorita nell'ottenimento dell'incarico pubblico alle Pari opportunità regionali, come invece si ipotizza nelle carte dell'inchiesta.

Più seria la situazione giudiziaria del vincitore, D'Alfonso, che attualmente è imputato per truffa e falso. L'inchiesta è quella Mare-Monti che ha portato, poco più di un anno fa, al rinvio a giudizio per il neo governatore del Pd e gli imprenditori Carlo, Alfonso e Paolo Toto, più alcuni tecnici. D'Alfonso è imputato non in qualità di ex sindaco, ma di ex presidente della Provincia di Pescara. Sotto la lente d'ingrandimento dei magistrati c'è un appalto vinto «con favore» dalla impresa Toto Spa. Ma non un appalto qualunque. Si tratta della realizzazione della strada Statale 81 (Mare-Monti, appunto), che però presentava un dettaglio non trascurabile: il viadotto previsto dal progetto, e mai realizzato, sarebbe finito dentro una riserva naturale, quella del lago di Penne. In piedi, fino all'intervenuta prescrizione, c'era anche il reato ambientale, che è poi quello da cui tutti è nato dopo la denuncia del Wwf. Per i pm, il neo vincitore delle elezioni in Abruzzo, in questa vicenda aveva il ruolo di «regista». Il sette maggio scorso, dunque a ridosso delle elezioni, il processo è stato rinviato al nove luglio. D'Alfonso, pochi mesi fa, è stato anche assolto in un altro processo, questa volta per corruzione per l'affidamento di una progettazione sul porto di Pescara.

Vince l'imputato, dunque, perde l'indagato. Ciò significa anche che il vincitore di queste elezioni si è messo in un taschino il «codice etico» voluto dal quel Partito democratico che pure lo stesso codice l'ha approvato. Secondo quelle regole, infatti, D'Alfonso, da imputato, non avrebbe dovuto nemmeno accennare a una eventuale candidatura. In ogni caso, D'Alfonso e Chiodi, più tutti gli altri che approderanno su quegli scranni, siederanno in un consiglio regionale completamente modificato rispetto al passato. I consiglieri regionali, infatti, non sono più 45 ma 31.

Anche la giunta dovrà cavarsela con sei componenti invece di dieci.

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