Crosetto: "Via i burocrati che dicono solo no o l'Italia non riparte"

Il ministro della Difesa annuncia un ricambio nella classe dirigente dei dicasteri e si scaglia "contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo"

Crosetto: "Via i burocrati che dicono solo no o l'Italia non riparte"

Lo sprint finale per approvare la manovra di bilancio ed evitare l’esercizio provvisorio inizia oggi. L’Aula del Senato inizierà questa mattina alle 10 la discussione generale e verso sera il governo dovrebbe porre la questione di fiducia. Il via libero definitivo è atteso per domani, 29 settembre. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, a giochi ormai fatti, ripercorre tutti le difficoltà riscontrate nell’approvare il testo della manovra e prova a tirare le somme.

I tempi ristretti

Crosetto, interpellato dal Messaggero, prova a mettere in ordine tutti gli ostacoli sul cammino dell’esecutivo e motiva alcuni errori fisiologici commessi dal governo di centro destra. Secondo il punto di vista di Crosetto, il caos sulla prima legge di bilancio, è dovuto sia ai pochi giorni di tempo per la preparazione sia alle scarsità di risorse. Crosetto, in un’intervista a 360 gradi, risponde indirettamente alle opposizioni che denunciano il ritardo accumulato sull’esame del testo: “Le risorse sono poche, se non avessimo avuto un’inflazione così alta, se il prezzo del gas non fosse stato così altro, tutto sarebbe stato più facile”. E non manca una stoccata ai governi precedenti: “Se avessimo avuto i soldi che hanno avuto Conte e Draghi avremmo avuto più possibilità di investire”. Affermazioni che sembrano alibi ma rispecchiano a pieno la situazione non facile che sta attraversando il nostro Paese.

Il ministro, incalzato dalle domande del giornalista, si concentra sulle tempistiche di approvazione del testo e giustifica alcuni degli errori commessi in corso d’opera. “Il primo problema è la tempistica – spiega Crosetto – Giorgetti ha avuto appena tre giorni per mettere su la manovra”. In effetti i tempi ristretti hanno velocizzato il percorso della finanziaria ma allo stesso tempo hanno ampliato i margini di errore.

L'immensa burocrazia

Il ministro della Difesa (questo è il dato importante) va oltre gli intralci contingenti e denuncia una difficoltà strutturale del nostro Paese: l’immensa burocrazia. Un tallone d’Achille italiano che smorza la nostra crescita economica e rende farraginoso perfino l’iter di approvazione della legge di bilancio. Crosetto lamenta le inefficienze di “una classe dirigente nei ministeri” che “va cambiata in profondità”.

Nel mirino di Crosetto finisce anche la Ragioneria dello Stato e le sue correzioni chieste al governo: “Non si può pensare di fare politiche nuove, se nei posti chiave tieni i funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l’alternativa”. Il titolare della Difesa annuncia un ricambio nei dirigenti nei ministeri e uno spoil system massiccio per i dirigenti della Pubblica Amministrazione. “Il termine scade a fine gennaio – ma non demorde e aggiunge – bisogna avere il coraggio di fare queste scelte, mentre in alcuni ministeri c’è il timore di prendere decisioni". La ricetta del Ministro della Difesa è tanto banale quanto complicata nei fatti: l’imperativo è tagliare “con il machete” alcune catene che bloccano lo sviluppo dell’Italia. Crosetto punta il dito "contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo". Se“ora ci vogliono 17 anni per realizzare un’opera pubblica”, l’obiettivo del governo di centro destra dovrebbe essere quello di ridurre i tempi tagliando la burocrazia. Gli anni per realizzare un’opera pubblica, auspica Crosetto, “dovranno diventare quattro o cinque anni al massimo”.

Il ministro della Difesa non cerca di mettere la testa sotto la sabbia ed evidenzia con grande trasparenza alcune scarsità dell’esecutivo.

“C’è un problema di classe parlamentare spiega il ministro e anche l’attuale esecutivo non è esente da colpe. “Come è avvenuto nel 2018 per i 5stelle, si è pagata un po' di inesperienza”.

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