Cronache

Il calabrese disoccupato rovinato dai videopoker

Per vent'anni muratore in piemonte, Preiti era tornato a vivere coi genitori a Rosarno dopo il secondo divorzio. Nel suo passato un'accusa per falso

Luigi Preiti, l'uomo che ha sparato ai due carabinieri davanti Palazzo Chigi
Luigi Preiti, l'uomo che ha sparato ai due carabinieri davanti Palazzo Chigi

Reggio Calabria - Non è uno squilibrato, come in un primo momento molti hanno affermato, e forse sperato, per scongiurare scenari peggiori. Non è nemmeno legato alla criminalità organizzata calabrese, come qualcuno avrà sospettato vista la sua provenienza, Rosarno, provincia di Reggio Calabria, uno dei centri a più alta densità mafiosa della regione. Luigi Preiti, l'uomo che ieri ha seminato il panico davanti palazzo Chigi mentre il nuovo governo giurava nella mani di Napolitano, è solo un disperato che si è macchiato di un crimine intollerabile.
Muratore di 49 anni, titolare di una piccola impresa edile coi conti in rosso, da circa 20 anni si era trasferito con la moglie in Piemonte, ad Alessandria, ma aveva mantenuto la residenza nel paese della piana di Gioia Tauro dove da due anni era tornato a seguito della separazione dalla consorte. La crisi del settore edilizio lo aveva infatti investito in pieno lasciandolo senza un'occupazione. Con l'acqua alla gola, ha cercato un lavoro un po' dappertutto, ma sempre con scarsi risultati. Da qui i primi problemi seri con la moglie (che ora vive lontano da lui, a Pedrosa, provincia di Alessandria) fino alla rottura e infine al «rifugio» definitivo nel giro «capestro» dei videopoker. Definitivo, perché in realtà il «vizio» ce l'aveva anche prima della separazione. Dopo il primo divorzio con una donna piemontese, era così arrivato il secondo fallimento matrimoniale, che pare aver rappresentato il punto di rottura nella mente di Preiti, come confermato dalla moglie Ivana e dal fratello Arcangelo al questore di Alessandria, Filippo Dispenza. Preiti, forse anche per rialzarsi economicamente, pochi mesi dopo la fine del suo matrimonio era, dunque, tornato a vivere a Rosarno con gli anziani genitori, lasciando moglie e figlio di dieci anni in Piemonte. Un «passo indietro» che gli ha tolto lentamente l'equilibrio.
Durante i 20 anni di lontananza dalla sua terra d'origine, Preiti tornava a trovare i genitori quando poteva, soprattutto d'estate, e riusciva a racimolare qualche soldo cantando nei lidi di Rosarno e dintorni e svolgendo qualche lavoretto di muratura. Ma nulla di più in un paese che vive soprattutto di agricoltura e che dalla prosperità dei decenni scorsi è passato alla povertà, all'abusivismo edilizio selvaggio e al controllo capillare della ‘ndrangheta. Sconosciuto agli investigatori, nessun precedente penale se non un'accusa per falso, Preiti si è procurato la pistola, una semiautomatica Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa, al mercato nero di Alessandria, anche se gli inquirenti sospettano che si sia procurato l'arma in Calabria. Il treno per Roma lo ha preso a Gioia Tauro, è arrivato nella Capitale sabato pomeriggio e ha trascorso la notte all'hotel Concordia. Sul treno è stato anche sottoposto a un controllo di routine dalla polizia ferroviaria, ma senza che emergesse nulla, visto che Preiti è incensurato.
«Allibito» il fratello Arcangelo, che ha chiesto scusa agli italiani e alle vittime, «incredula» l'ex moglie, mentre il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi sottolinea che Preiti «non è mai stato segnalato ai servizi sociali». Eppure la sua situazione familiare in Calabria non era certo felice. La mamma, a cui aveva chiesto i soldi per il biglietto del treno, è anziana e malata; il padre, dopo aver lavorato 30 anni in Germania per mantenere la famiglia (due figli maschi e una femmina) è riuscito a costruirsi una piccola casa in un quartiere popolare di Rosarno. Una famiglia di grandi lavoratori, che ha conosciuto la fatica vera, dicono in paese.
Da molti mesi fra Luigi e l'ex moglie non c'erano più contatti. Un anno fa si erano rivisti in occasione della prima comunione del figlio. Poi il silenzio, mentre Luigi si abbandonava sempre più all'avvilimento. «Era lucido e intraprendente», dice ancora di lui il fratello. Una lucidità che invece stava inesorabilmente lasciando il posto alla follia.

Avrebbe voluto sparare ai politici e invece ad essere «colpiti» sono stati soprattutto i due anziani genitori, l'ex moglie e il figlio.

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