diQuel che ha detto Berlusconi nel nuovo libro di Bruno Vespa riferendo della sensazione dei suoi figli che dicono di sentirsi «come dovevano sentirsi le famiglie ebree durante il regime di Hitler» sta diventando, come era ovvio prevedere, materia di attacchi pesanti e esercitazioni derisorie. Vorrei provare a capire e storicizzare questa affermazione. Il paragone che l'ex presidente del Consiglio riferisce è quel sentimento di messa al bando che precede l'espulsione e la distruzione. Credo che tutti farebbero bene a riflettere sull'elemento inoppugnabile di questo paragone apparentemente temerario: quello della guerra civile mentale degli ultimi decenni che fa seguito all'altra guerra civile dei tempi acuminati della guerra fredda.
E poi, della vera guerra civile che seguì la guerra mondiale scatenata da Hitler nel 1939 dopo essersi assicurato l'amicizia profonda e l'alleanza attiva dell'Unione Sovietica di Stalin con cui si sarebbe spartito sia la Polonia che molti ebrei. A chi si scandalizza oggi a sinistra ricorderemo che l'Armata Rossa e l'Nkvd (antenato del Kgb) consegnavano sul legno cigolante del ponte di Brest Litovsk agli impermeabili neri della Gestapo nazista i rifugiati ebrei.
La guerra civile mentale è scoppiata il giorno stesso in cui Bettino Craxi conquistò la segreteria del Partito socialista nel 1976 portandolo su posizioni anticomuniste.
Quella guerra civile mentale cominciata trentasette anni fa, fu aizzata e attizzata anche e specialmente attraverso i giornali in maniera razzista trasformando i socialisti in una sottocategoria umana: la derisione, l'aggressione, la diffamazione diventarono armi di uso quotidiano e si tornò all'infelice periodo dei socialisti descritti dai comunisti come «socialfascisti». La guerra civile mentale condotta con dispendio di mezzi contro Craxi creò un clima di odio che da politico diventò presto fisico, antropologico, personale. Infine, la campagna così condotta creò una nuova etica e persino una nuova estetica, usate per mettere al bando chiunque condividesse l'anticomunismo democratico e persino di sinistra dei socialisti.
Su queste colonne scrissi allora che la nuova etica/estetica costituiva il nuovo arianesimo: non quello dell'eretico prete egiziano del terzo secolo, ma nel senso nazista: i nuovi codici imponevano un modello antropologico oltre che politico, culturale e comportamentale che brandito dalla generazione allevata su qui canoni. Quel che è accaduto subito dopo con Berlusconi e il suo inesistente «ventennio» (venti anni che sono in realtà diciannove e di cui soltanto nove di governo berlusconiano) è sotto i nostri occhi. L'uomo che non viene dai salotti buoni e che ha il torto di esseri fatto da solo, diventò immediatamente l'oggetto di una riduzione a mostro. Fu stabilito subito che non soltanto Berlusconi in persona, ma tutto il suo mondo, i suoi elettori, i suoi sostenitori, persino i suoi rari intellettuali della prima ora (da Lucio Coletti a Saverio Vertone a Giuliano Urbani e via via tutti gli altri) altro non erano che una manica di cialtroni, volgari ignoranti: dei sotto-uomini, ciascuno un «Übermensch» cioè una creatura abbietta. Credo che già questo spieghi la frase del libro.
Io ne faccio esperienza ogni giorno, ricevendo da un quarto di secolo infinite ingiurie personali e volgari, torbide e turpi, ma ci ho fatto il callo.
Questo «arianesimo del bene» (solo noi siamo buoni e intelligenti, gli altri sono escrementi) costituisce la ragione profonda per cui un'intera generazione di giovani di sinistra oggi prova il voltastomaco (il famoso «malpancismo») di fronte al governo delle larghe intese, ma non per motivi economici e politici, ma più simili a quelli razziali: a loro è stato insegnato che Berlusconi e i berlusconiani sono creature del male, esseri immondi, idealmente con naso adunco, gente che suscita ribrezzo, più che opposizione politica in chi, simbolicamente, si sente biondo e con gli occhi azzurri. I movimenti interni al Pd di occupazione interna hanno senso: «Se noi siamo gli ariani del bene, come possiamo mescolarci con la feccia dell'umanità?».
Possiamo tornare al passaggio contenuto nel libro di Vespa su Berlusconi in cui il fondatore di Forza Italia ha detto che i suoi figli si sentono come dovevano sentirsi le famiglie ebree sotto il regime nazista. Basta essere intellettualmente onesti per riconoscere che una tale sensazione è perfettamente comprensibile e condivisibile.
La fine della «guerra civile mentale» fra italiani, e cioè l'armistizio fra le opposte fazioni della sinistra e quella parte della società che vota o ha votato per Berlusconi, era il primo obiettivo di un governo di salute pubblica in cui sono condannati a sedere gli uni accanto agli altri i rappresentanti delle due forze politiche. L'avete vista voi la pacificazione? Ovviamente no.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.