Il Colosseo torna a splendere Giro: "Intervento fortemente voluto dal governo Berlusconi"
8 Luglio 2014 - 11:44Tolti i ponteggi dalle prime cinque arcate dell'anfiteatro. Le operazioni di restauto finiranno nel 2016
Il Colosseo torna al suo antico splendore. Ieri sono state scoperte le prime cinque arcate, restaurate, dell'Anfiteatro Flavio. Lentamente le impalcature verranno smontate e il monumento tornerà visibile nei sui colori originali, dall'ocra all'avorio. Un restauro finanziato dal gruppo Tod's di Diego Della Valle con 25 milioni di euro e fortemente voluto dal governo di Silvio Berlusconi.
"Questo restauro -spiega il senatore forzista Francesco Maria Giro - è stato voluto dal presidente Berlusconi con la sponsorizzazione di un privato, a costo zero per lo Stato. Tutti erano contrari a questa operazione, anche l’ex capogruppo del Pd Franceschini, oggi ministro dei Beni culturali, e l’ex responsabile nazionale della cultura per i Democratici, Matteo Orfini e oggi presidente del Pd. Oggi con queste prime 5 arcate dovrebbero riconoscere il loro errore e rendere merito a Berlsuconi per questo suo impegno". Una battaglia lunga e piena di ostacoli: "È la prima volta che un restauro così importante avviene attraverso la sponsorizzazione di un privato - spiega Giro -. E noi ci siamo battuti in tutti i modi affinché il progetto andasse a termine, nonostante i ricorsi e le denunce, perché ci fu persino una denuncia del Codacons". Il Colosseo, oltre a essere il simbolo della Capitale e uno dei monumenti più importanti del mondo, è anche un brand. Un marchio il cui valore, secondo le stime della Camera di Commercio di Monza, supera i 91 miliardi di valore. Ma il Colosseo è solo uno, il più famoso, dei tanti monumenti che fanno parte del tesoro Italia, l'immenso patrimonio culturale sparso per la Penisola. Un patrimonio culturale, ma anche una grande - e spesso inutilizzata, se non abbandonata - risorsa economica. Ed è proprio questo uno dei capisaldi del Dipartimento Cultura di Forza Italia, diretto da Edoardo Sylos Labini: liberare la cultura per far ripartire l'Italia. Perché il nostro patrimonio culturale è la benzina che può far ripartire l'Italia.
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