Roma - No, niente governucci, non se parla nemmeno. «Voglio un accordo a prova di bomba», spiega il capo dello Stato a Enrico Letta, salito sul Colle per il consulto finale e con la bozza del discorso che pronuncerà stamattina. Niente pasticci e nessun accordo al ribasso. Se vuoi restare ancora a Palazzo Chigi, spiega Giorgio Napolitano, il «chiarimento» deve essere «pieno» e reale il nuovo patto «non precario». Il papocchio non basta.
Scortato da Enrico Franceschini, il premier arriva al Quirinale in tarda mattinata, mentre la transumanza di senatori Pdl è ancora incerta. Davvero molleranno il Cavaliere? E poi, quanti saranno? Riusciranno a costituire un gruppo parlamentare? E Berlusconi che farà? Sono queste le domande che girano durante il colloquio nello studio presidenziale. Napolitano infatti non ha nessuna intenzione di varare un esecutivo striminzito, che sopravviva a stento appeso a una manciata di voti: non a caso l'altro giorno ha citato l'ultimo Prodi come esperienza da non ripetere.
D'altro canto non gli piace nemmeno quella «fiducia a tempo», sette giorni per approvare la legge di stabilità e poi liberi tutti, proposta dal leader del centrodestra. Se tutto il Pdl si impegna, deve farlo fino al 2015: ma come è possibile mettersi d'accordo con il Cav che continua ad attaccare Colle e Palazzo Chigi? Se invece ci sarà una scissione, dovrà essere abbastanza robusta e formalizzata. Soprattutto, dice il capo dello Stato, serve chiarezza.
Così, dopo aver catechizzato il duo Letta-Franceschini, nel pomeriggio Napolitano mette nero su bianco il suo pensiero. «Nell'incontro di questa mattina - si legge in una nota - si è configurato con il presidente del Consiglio il percorso più limpido e lineare» da seguire per evitare la crisi. E cioè, «dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni». Lo «sbocco» previsto è «un impegno non precario di sviluppo dell'azione di governo, dalle prime scadenze più vicine agli obbiettivi da raggiungere nel 2014». Dalla Finanziaria al semestre di presidenza europea, passando per la riforma del Porcellum.
O dentro o fuori. Il ricorso al voto di fiducia non è scontato, mentre la questione procedurale del rientro dei ministri del Pdl verrà risolta in serata dal premer, che «respinge le dimissioni». Il governo Letta, se avrà i numeri, a questo punto potrebbe proseguire senza bisogno di cambiare nulla. Però il rimpasto non è escluso. Tutto dipende dal tipo di accordo, se ci sarà.
Altrimenti, se Letta ha sbagliato i conti, sotto un altro.
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