Una domenica di assestamento quella del Cavaliere. Che all'indomani della rottura con Angelino Alfano cerca di essere il più inclusivo possibile. Non che la delusione per lo strappo non bruci, soprattutto per l'addio del vicepremier, l'unico da cui davvero Silvio Berlusconi non si sarebbe mai aspettato una rottura. Ma da Arcore l'ex premier fa il possibile per cercare di non marcare una distanza che il Consiglio nazionale di sabato scorso ha nei fatti messo nero su bianco. Da una parte la nuova Forza Italia, dall'altra il Nuovo centrodestra.
Così, da Villa San Martino il Cavaliere chiama molti di quelli che hanno seguito Alfano. Sente Roberto Formigoni e Carlo Giovanardi, per assicurarli che quanto riportato sabato scorso da alcune agenzie di stampa non risponde a verità. «Ci ha garantito di non aver mai usato parole irriguardose nei nostri confronti», ci tengono a spiegare pubblicamente i due. Che sarà certamente vero, come è altrettanto sicuro che l'ex premier in questi ultimi giorni non ha lesinato critiche per chi gli ha voltato le spalle dopo anni passati a chiedere favori. D'altra parte, Berlusconi ha deciso di non strappare, di fare il possibile per tenere tutto insieme almeno fino al 27 novembre, il giorno in cui si voterà la decadenza. Ma l'unico che in queste ore ha salvato da doglianze e critiche è Alfano. Solo con lui il rapporto umano è così forte da sperare in qualche modo in una soluzione. Con lui e con nessun altro.
Quando però il Pd voterà insieme a M5S e Sel la decadenza di Berlusconi da senatore, allora sarà difficile - forse impossibile - provare a mediare e tenere tutto insieme. Fino a quel punto, finché Alfano e i suoi non prenderanno un'altra strada, Berlusconi vuole però continuare a tenere tutto insieme. Tra le tante telefonate che passano per il centralino di Arcore, infatti, ce n'è una anche con Alfano. Il segnale che nonostante la distanza siderale delle ultime ore un contatto, per quanto flebile, continua ad esserci.
Ed è questo che manda su tutte le furie la pattuglia dei cosiddetti lealisti. Nonostante la domenica il giro di telefonate è infatti vorticoso, con un'unica consolidata certezza. «Se Berlusconi continua a dargli rassicurazioni non fa altro che accendere tra di noi il virus dell'incertezza», concordano rigorosamente off the record diversi parlamentari. Lo dicono in molti, convinti che un approccio «troppo ecumenico» non faccia altro che «disorientare» chi è rimasto dentro la nuova Forza Italia.
Qualcuno forse Raffaele Fitto lo fa presente telefonicamente anche al Cavaliere, spiegandogli che i rumors della giornata su un possibile riavvicinamento con i governativi del Nuovo centrodestra «non solo non aiuta» ma «allontana chi si è speso» per l'ex premier. È un vera e propria guerra di posizione che comunque si risolverà a breve, non solo per il voto sulla decadenza ma anche perché questa settimana si inizierà a discutere la legge di Stabilità. Che, spiega Renato Brunetta, se «aumenteranno le tasse non esiteremo a bocciare». Ed è questo il nuovo fronte. Con Berlusconi che è pronto a dare battaglia. Un Cavaliere che ormai non si sente più parte della maggioranza che da una parte sostiene il governo e dall'altra è pronto a votare la sua decadenza da senatore.
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