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Coppi: "Esterrefatto, mai vista tanta rapidità"

Il penalista: "Così si comprimono i diritti di difesa". L'Anm: regole rispettate

Coppi: "Esterrefatto, mai vista tanta rapidità"

Roma - «Sono esterrefatto, sorpreso, amareggiato». Franco Coppi, il principe del foro entrato solo da maggio nel collegio dei legali di Silvio Berlusconi, accanto a Niccolò Ghedini, reagisce così alle decisione-lampo della Cassazione di fissare l'udienza del processo Mediaset al 30 luglio.
Considerato il migliore avvocato cassazionista d'Italia, imprime con la sua autorevolezza e il suo profilo non politicizzato una svolta alla difesa ed è lui a dettare la strategia di fronte alla Suprema corte, nella tappa decisiva dopo la condanna dell'ex-premier per frode fiscale a 4 anni e a 5 d'interdizione dai pubblici uffici.
«Ci batteremo - spiega Coppi a il Giornale - per ottenere l'annullamento radicale della sentenza. La tesi centrale del ricorso è la non configurabilità del reato così com'è stato contestato in riferimento ai fatti, comunque la totale estraneità di Berlusconi alle accuse perché non guidava più l'azienda da quando era in politica, oltre alle violazioni di natura procedurale».
Ma l'avvocato ora protesta per i tempi strettissimi, imposti dalla Cassazione. «Non serviva fissare l'udienza a luglio - spiega - per evitare che scattasse a settembre la prescrizione parziale del reato e si dovesse andare in appello per calcolare la pena residua perdendo un anno di tempo». Questa tesi, che sarebbe stata segnalata al Palazzaccio dalla Procura di Milano e ieri è stata spiegata da Il Corriere della Sera, «non regge, perché è sconfessata da una prassi che in Cassazione è sempre orientata in senso assolutamente diverso. Nel caso di Berlusconi è stata fatta un'eccezione. È la prima volta che mi capita in tanti anni». Il professore non ha ancora sentito il leader del Pdl, ma immagina «il suo stato d'animo». E incalza: «Non si è mai vista un'udienza fissata con questa velocità», che «cade tra capo e collo» e «comprime i diritti della difesa». Spiega: «Noi difensori dovremo fare in 20 giorni quello che pensavamo di fare con maggior respiro». Tutto perché? «Evidentemente - ragiona Coppi -, la Cassazione ha voluto rispondere a chi paventava i rischi della prescrizione intermedia. Ma di casi come questo se ne vedono molti altri e la Suprema Corte si limita a rideterminare la pena, senza andare ad altro giudice». Insomma, tutto questo allarme «è una sciocchezza». E sull'articolo del Corriere, Coppi commenta: «Non voglio creare collegamenti, ma è singolare che da una parte si chieda e dall'altra si risponda». Per lui, l'udienza poteva tranquillamente essere fissata a settembre, mentre così ad un giudice della Cassazione «verrà affidato un processo monumentale che dovrà preparare in 20 giorni». Quanto alla difesa, «al di là degli aspetti formali, sul piano sostanziale, dover preparare una causa così rinunciando a redigere motivi nuovi, perché i tempi non ci sono, significa un'effettiva diminuzione delle possibilità di difesa». Il professore risponde così anche all'Anm che definisce «infondate» le polemiche e nega che ci sia accanimento contro il Cavaliere. Fin qui, quel tanto di nota polemica che ci si può aspettare da un giurista sempre rispettoso e misurato e per questo stimato e apprezzato nelle aule di giustizia e nei palazzi accademici. Poi, Coppi si rituffa nelle riunioni nel suo studio romano dei Parioli, per analizzare con cura meticolosa le carte.

C'è da trovare e argomentare il «punto debole che ogni processo ha».

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