Le corna si sopportano ma non in mondovisione

Anni fa mi capitò di assistere a una scena che, da drammatica, divenne di colpo comica. Il marito di una signora era stato colto in flagrante adulterio, non da lei - che lo sospettava già - ma per caso in un luogo pubblico: pianti, drammi, singulti tali emetteva la signora, da impedire ai suoi consolatori di consolarla, e a lei di dire la sua pena. Che finalmente (...)

(...) esplose in un urlo disperato: «Ne parla tutta Reggio!!!». Nelle sue lacrime, nei suoi muchi l'umiliazione pubblica aveva preso il sopravvento su etica e amore, il perbenismo sul perbene, il mondano sul privato, l'apparire sull'essere. E il suo dramma divenne, almeno ai miei occhi di idealista cinico, una baruffa reggiotta.
Mi sembra che il caso di Valérie, donna tradita dal suo uomo, sia simile a quello della signora di Reggio Calabria (che poi, passata la buriana, perdonò l'infedele a colpi di risarcimenti vari). Certo, i parametri sono cosmicamente diversi, fra la donna del sud e la première dame de France corrono vari abissi, e il rapporto di scala fra tutta Reggio e tutto il mondo è incommensurabile.
Però. Madame Valérie quasi certamente sapeva - subodorava, intuiva - qualcosa. Quasi tutte le donne arrivano a «sentire» il tradimento del loro uomo quasi prima di lui. E in questo caso non c'era nemmeno da appellarsi all'intuito o ai sospetti o alla gelosia. Sulla vicenda di Monsieur le President e Julie si facevano battute persino in televisione, abbastanza per allertare anche il meno geloso degli esseri umani. Ma Valérie si è disperata, tanto da finire all'ospedale - parbleu - solo quando il tradimento è diventato di dominio pubblico: ne parla tutta Parigi! tutta la Francia! tutta l'Ue! ne parla tout le monde!!! Così, infatti, pare che Valérie abbia davvero detto, nientemeno che al segretario generale dell'Eliseo: «Mi ha umiliata davanti a tutta la Francia!». Che per lei è come tutta Reggio per l'altra signora.
La coscienza di essere diventata un pubblico zimbello (al tradito non spetta mai vera comprensione, al massimo compassione, più spesso derisione) deve avere sconvolto una donna pure così forte, così di successo, così bella. «Donnaiolo va bene, caro il mio presidente, ma non in modo da compromettere la mia immagine, il mio prestigio, il mio essere prima, la mia bellezza altera». Con una donna più giovane, oltretutto, che già in sé è un oltraggio irrecuperabile.
Per non dire dei dettagli, che in questi casi sono sempre quel che ferisce di più. A me, per esempio, nei panni di Valérie, avrebbe sconvolto offeso umiliato soprattutto il particolare che lui portasse all'amante i cornetti caldi a domicilio; chi sa da quanto Valérie non riceveva un cornetto da lui. (L'atroce doppio senso è involontario, quindi immacolato, quindi lo lascio).
Eppure sono proprio quei cornetti caldi recati in vespa che fanno di Monsieur le President il vero vincitore della vicenda, ciò che alla fine lo rende simpatico e amabile nonostante abbia mancato ai suoi doveri di compagno fedele e di politico accorto.

Ha vinto lui perché, agli animi abbastanza sensibili da non essere del tutto ottenebrati dalla morale e dalla politica, lui è apparso dolce, romantico, audace, innamorato. E Valérie, che non è riuscita a mostrarlo così al mondo, lo sa.
Twitter: @GBGuerri

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