Chi vede il nuovo e chi resta vecchio

C'è un'Italia che spinge per cambiare e un'altra arroccata sulla difesa di un presente inadeguato. È un fenomeno trasversale che sta spaccando schieramenti ed equilibri tradizionali

Il vicepremier Angelino Alfano e il ministro Gaetano Quagliariello se la ridono col premier Enrico Letta
Il vicepremier Angelino Alfano e il ministro Gaetano Quagliariello se la ridono col premier Enrico Letta

C'è un'Italia che spinge per cambiare e un'altra arroccata sulla difesa di un presente inadeguato. È un fenomeno trasversale che sta spaccando schieramenti ed equilibri tradizionali. Della prima, quella del cambiamento, fanno parte a titolo e con obiettivi diversi tra loro Berlusconi, Renzi e Grillo. Nella seconda, arroccata attorno al Quirinale, ci sono Letta e Alfano con i rispettivi ministri, la sinistra giustizialista e antiberlusconiana, una consistente pattuglia di parlamentari grillini. È una inedita versione di bipolarismo, non ideologico ma di puro potere e sopravvivenza personale. Chi non ha paura del nuovo, e soprattutto del giudizio degli elettori, contro chi è aggrappato a diritti e privilegi acquisiti, spesso senza particolari meriti personali. La situazione non è priva di aspetti comici, tipo Cicchitto che dà i sette giorni a Berlusconi («butta subito fuori i falchi altrimenti sei fuori tu dal nostro partito») come si fa con i camerieri. Surreali, per esempio i ministri del Pd che definiscono Renzi (loro imminente segretario) «peggio di Grillo». Mafiosetti, se fosse vera come scrivono i giornali - non smentiti - la reiterata richiesta del segretario-ministro (tra l'altro degli Interni) Alfano di avere la mia testa non si capisce a che titolo (non sono soggetto politico) se non quello di una concezione dell'informazione come «cosa nostra», nel senso di loro.
Ma sono queste quisquilie, parole e fatti ininfluenti che hanno come unico effetto stordire anche quel poco di elettorato che ancora non è scappato nell'astensionismo. E dire che la gente ha già ampiamente dimostrato di non gradire i traditori (vedi Fini) né la melassa centrista priva di identità, presuntuosa, arrogante ed elitaria (vedi Monti). Chiarezza di programmi ed alleanze, leadership. Questo serve e questo solo paga nelle urne (quelle europee non sono poi così lontane, si vota in primavera). Ora, vogliamo immaginare che futuro avrebbe il Movimento Cinque Stelle orfano di Grillo? Un Pd che sbarrasse con qualche trucchetto la strada a Renzi? Un Pdl con Cicchitto al posto di Berlusconi? A me, quelli che sostengono queste tesi sembrano più che altro dei matti in crisi di identità, alcuni alle prese con problemi personali.

Per questo, e per quel che riguarda il centrodestra, siamo dell'idea che o rimarrà berlusconiano o sarà morto, inghiottito da altri. E fino a che ci sarà dato modo lo sosterremo con forza, per nulla impauriti da ridicole minacce.

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