
Roma - La liquidazione totale dei debiti della pubblica amministrazione. Da subito, 40 miliardi di euro liquidi immessi nell'economia italiana, superando le pastoie e gli ostacoli burocratici che fino ad oggi hanno rallentato l'operazione, per la quale l'Italia aveva ottenuto il via libera dell'Europa. Il primo passo della politica economica di Renzi è delineato. Era in cima alle richieste degli imprenditori di Confindustria e di Rete imprese italia. L'operazione dovrebbe passare ancora una volta dalle banche, superando il collo di bottiglia delle certificazioni. E, soprattutto, con una garanzia totale da parte dello Stato sui debiti liquidati dalle banche alle imprese e dai professionisti creditori delle pubbliche amministrazioni. Una garanzia pari a quella dei Bot. Oppure, in cambio del credito, le banche potrebbero ottenere direttamente titoli di Stato. Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, anche recentemente, non ha nascosto la delusione per come è stata gestita la restituzione dei crediti. Sulle vicenda ha attivato una procedura d'infrazione contro l'Italia. «È una vergogna inaccettabile che l'Italia no rispetti la direttiva». Invece pagare le imprese, anche sui debiti pregressi sarebbe «la manovra prefetta» che, ha auspicato Tajani, «deve essere una delle priorità del nuovo governo».
A farsi carico della prima cura shock, il prossimo ministro dell'Economia. Nella rosa dei nomi, accanto all'economista Lucrezia Reichlin e a Fabrizio Barca, ieri è spuntato il nome di Romano Prodi. Prende comunque quota l'ipotesi di un politico, rispetto a un tecnico. Perché è proprio sulle scelte che riguardano via XX Settembre che Matteo Renzi «rischia l'osso del collo». Intanto perché deve tenere buona l'Unione europea e la Bce di Mario Draghi, ma anche non scontentare la sinistra del suo partito che è in subbuglio e batte cassa. Ieri l'ex presidente del Pd Gianni Cuperlo ha lasciato un avvertimento al segretario e prossimo premier: «Mi interessa sapere se a guidare la politica economica sarà un interprete del mainstream liberista con il culto dell'austerity e se le politiche sociali finiranno nelle mani di chi legge i diritti civili come privilegi». Un paletto che, se fosse rispettato, paralizzerebbe Renzi. Il sindaco di Firenze sa che non ha alternative. E che deve proporre in tempi brevi una cura per fare ripartire l'economia. Già si parla di tagli a Irap e Irpef, riduzioni del cuneo fiscale, che non potranno che essere più consistenti di quelli del predecessore Enrico Letta. Misure che costano e per le quali non ci sono margini di spesa a meno che il nuovo governo non si presenti a Bruxelles per rinegoziare gli obiettivi di deficit. Ieri una mano tesa importante è arrivata da Tajani. «Se l'Italia si presenterà a Bruxelles con un pacchetto serio di riforme, si potrà ridimensionare il patto di stabilità.
Se lo faranno troveranno in me un alleato», ha assicurato l'esponentedi Forza Italia. Il riferimento è ai Contractual arrangements, uno scambio tra riforme radicali e la possibilità di spendere oltre ai limiti del deficit. Che solo un ministro dell'Economia forte può portare a termine.