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Dalle mazzette all’odio razziale: lumbàrd nel mirino in mezza Italia

Un "sistema leghista" ancora non è emerso, ma sono tanti gli scandali che coinvolgono politici e amministratori padani. A Pavia ex assessore sfiorato da un’indagine di mafia

Dalle mazzette all’odio razziale: lumbàrd nel mirino in mezza Italia

Dalla corruzione all’istigazione all’odio razziale, non sono poche le indagini in corso che riguardano politici e amministratori leghisti. Si tratta di inchieste recenti, estranee alla stagione dei Serenissimi e alle ipotesi eversive (poi cadute) delle camicie verdi, ma legate al crescente potere conquistato dal Carroccio soprattutto in amministrazioni locali del Nord. Ipotesi di reato che non hanno mai messo in luce un «sistema» leghista, ma singoli comportamenti che la magistratura di varie zone d’Italia ha ritenuto di dover esaminare da vicino.

Il caso più recente, emerso una quindicina di giorni fa, riguarda il deputato «maroniano» Gianluca Pini, indagato dalla procura di Forlì per millantato credito. Avrebbe ricevuto 15mila euro da un avvocato che voleva essere certo di superare il concorso per notaio, e successivamente si sarebbe interessato dell’esito dell’esame presso due colleghi parlamentari. Ma ha fatto scalpore anche l’inchiesta della procura di Pavia sulle infiltrazioni della ’ndrangheta al Nord. In questo fascicolo compare il nome di Angelo Ciocca, ex assessore provinciale leghista e consigliere regionale eletto con il record assoluto di preferenze (18mila). Ciocca avrebbe frequentato un avvocato pavese arrestato per concorso in associazione mafiosa, dal quale avrebbe acquistato un appartamento a prezzo di favore. La somma scontata sarebbe stata concordata in cambio dell’interessamento di Ciocca a fare eleggere un consigliere comunale gradito al legale.

L’anno scorso sono stati arrestati due esponenti leghisti di Castel Mella, nel Bresciano, uno assessore all’Urbanistica e l’altro capo dell’ufficio tecnico comunale, accusati di aver intascato una tangente per facilitare l’insediamento di un centro commerciale. In provincia di Padova, in un paese chiamato Carceri, è indagato il sindaco «padano» per bancarotta fraudolenta e falso ideologico: è coinvolto nell’inchiesta sulla holding napoletana di Giuseppe Catapano che acquisiva aziende nel Nordest per farle fallire, svuotarle e realizzare così enormi guadagni illeciti. Il primo cittadino si difende sostenendo di aver svolto una sola consulenza in buona fede per il gruppo di Catapano e di esserne a sua volta una vittima.

A Pordenone è finito sotto l’attenzione della Corte dei conti del Friuli Venezia Giulia il presidente del consiglio regionale ed ex deputato Edouard Ballaman per l’uso privato dell’auto di servizio. Ballaman avrebbe compiuto una settantina di viaggi con l’auto blu della regione dal 2008 al 2010, spostamenti legati alla sua attività politica nel Carroccio, o per impegni professionali (fa il commercialista), oppure per recarsi dalla fidanzata, per andare al mare e addirittura per farsi accompagnare all’aeroporto di Malpensa da dove partiva per il viaggio di nozze.

Accuse di note spese gonfiate o non giustificate hanno indotto alle dimissioni un altro leghista del Nordest finito indagato, Gianluigi Soardi, sindaco di Sommacampagna (Verona) e presidente dell’Azienda del trasporto pubblico scaligera (indicato dalla giunta Tosi). Sempre nel Veronese, un dirigente storico del Carroccio è finito agli arresti domiciliari perché coinvolto in una faccenda di falsi permessi di soggiorno in cambio di denaro.

Di tutt’altro tenore, pur trattandosi sempre di extracomunitari, è l’ipotesi di reato che pende su un consigliere comunale di Albenga: istigazione all’odio razziale. Sulla sua pagina del social network Facebook aveva condiviso frasi ritenute offensive verso gli immigrati e la procura della repubblica di Savona ha aperto un fascicolo a suo carico. Un anno fa il vicesindaco di Arzignano (Vicenza) si è dimesso dall’incarico e si è pure autosospeso dal partito. La decisione è giunta nell’ambito non di un’inchiesta penale, amministrativa o contabile, ma nel quadro di una clamorosa operazione anti-evasione della Guardia di finanza che setacciò il distretto vicentino delle concerie. L’ex vicesindaco, titolare appunto di un’azienda conciaria che poi chiuse l’attività, è stato indagato per evasione fiscale totale e distruzione di documenti contabili. Nella medesima operazione fu fatto anche il nome di un senatore leghista, accusato da un faccendiere di essere implicato nella maxi evasione fiscale e di aver alimentato un giro di tangenti.

Il parlamentare ha risposto annunciando querele.

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