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Debito, l'Ue accusa l'Italia: "Non state rispettando l'obiettivo"

A Bruxelles domina lo scetticismo. Rehn bacchetta il governo: "Deve rispettare la riduzione del debito". Ma Letta: "Stia attento oppure vincono i populisti"

Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni

Il governo Letta sul banco degli imputati. A impensierire l'Unione europea sono le misure economiche messe in campo dal ministro Fabrizio Saccomanni. Così, in una intervista alla Repubblica, il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Olli Rehn ha messo formalmente l'Italia sotto accusa perché potrebbe non rispettare l’obiettivo sulla riduzione del debito. "L’Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta facendo - ha spiegato Rehn - per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del pil e invece è solo dello 0,1%".

Dopo aver fatto esplodere la lite tra il vicepremier Angelino Alfano e il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il quotidiano di Ezio Mauro torna a caricare a testa bassa. L'obiettivo, va da sé, è sempre il premier Enrico Letta il cui governo è sempre più appeso a un filo sottile sottile. Insomma, il calvario dell'esecutivo è appena iniziato. Tanto che le parole d'accusa pronunciate da Rehn dalle pagine di Repubblica suonano come un macabro appello. Il commissario Ue ha infatti ricordato a Letta che, proprio a causa della mancata crescita, "l’Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità". Tutt'altro discorso se si considera il deficit. Conti alla mano, Rehn ha, infatti, ammesso che "l’Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del 3%". "Questo - ha continuato il commissario Ue - ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo, che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari".

Rehn è fortemente impensierito dalle misure economiche avviate da Saccomanni. In primis, quelle contenute nella legge di Stabilità che, nei prossimi giorni, dovrà essere votata da Montecitorio. Sebbene da una parte il vicepresidente della Commissione europea affermi di aver preso nota delle "buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review", a Bruxelles sembra predominare lo scetticismo nei confronti di un governo che non è in grado di dare un impulso forte alla ripresa. "Io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario - ha concluso Rehn - in particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014".

L'intervista ha gettato il governo nel panico. Non è infatti la prima volta che da Bruxelles arrivano pesanti critiche alla squadra di Letta. Tanto che dal quartier generale di Forza Italia il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta, è tornato a chiedere a gran voce le dimissioni del titolare dell'Economia. "Non era lui l’uomo della Provvidenza, l’uomo di Napolitano, l’uomo di Draghi, l’uomo che rassicurava i mercati, l’uomo che avrebbe ridato credibilità all’Italia e riportato il nostro paese su un sentiero virtuoso di crescita? Evidentemente no, tutt’altro", ha commentato l'esponente forzista incarnando un malcontento generalizzato nei confronti di Saccomanni. Tanto che, parlando alla presentazione del libro fotografico dell'Ansa, il premier Enrico Letta si è sentito obbligato a rispondere a muso duro a Rehn: "Non può permettersi di esprimere un concetto di scetticismo a proposito dell’Italia, deve parlare di stabilità". Secondo il presidente del Consiglio, se Rehn vuole fare certe dichiarazioni, deve prima "togliersi la giacca da commissario".

"Altrimenti - è l'avvertimento - si troverà un parlamento europeo carico di populismi e di euroscettici".

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