RomaPunto primo, il prossimo governo (se e quando sarà formato) dovrà fare un'infornata di nomine pubbliche e parapubbliche che se da un lato sono carte potenti in mano ai futuri premier e ministro dell'Economia, dall'altro rappresentano altrettante rogne, grandi quanto gli appetiti che suscitano. Punto due, ci sono ministri in carica che avrebbero voluto quelle e/o altre poltrone, ma - a quanto pare - sono destinati a non arrivarci mai.
Il risiko per il momento non è entrato nelle faticose trattative per il governo, ma nel futuro prossimo non potrà che fare capolino. Ci sono almeno quindici poltrone che potrebbero ricadere nella prossima legislatura. Le più importanti scadono nella primavera 2014, cioè i consigli di amministrazione di Eni, Enel, Poste. Poi ci sono quelle più prossime: Cassa depositi e prestiti, Ferrovie, Ansaldo e Finmeccanica.
La trattativa per quest'ultima è la più legata alla politica, cioè al nuovo governo. Tutta da giocare, quindi. Tempo fa circolava la candidatura dell'attuale ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Candidatura di alto profilo (l'ammiraglio gode di simpatie diffuse e bipartisan), ma difficile, e non solo per lui. Sul futuro dei ministri uscenti, pesa la legge 215 del 2004, che vieta a esponenti del governo di «esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati». Divieto che dura dodici mesi dal termine della carica di governo. Il governo Monti pochi giorni fa ha varato un provvedimento del ministro Filippo Patroni Griffi sulle incompatibilità che conferma esplicitamente la legge del governo Berlusconi.
Per quanto riguarda i ministri del governo Monti, le nomine in Finmeccanica rientrano in pieno in questi limiti di tempo. Ma tra qualche giorno la legge metterà fuori gioco anche altri ministri che guardano con interesse ai Cda degli altri gruppi.
Ad esempio Corrado Passera che, spiegavano i retroscena qualche tempo fa, mira al posto di Paolo Scaroni, Ad del gruppo arrivato al terzo mandato. Partita - smentita, come le altre, da fonti vicine al diretto interessato - da giocare su tempi medio lunghi, quindi già difficilissima. Se l'esecutivo guidato da Mario Monti, rimarrà in carica oltre aprile, Passera non avrà più speranze. Sempre su Eni, si è parlato di un interesse del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, in questo caso per la presidenza del gruppo, se Giuseppe Recchi dovesse farsi da parte. Ma anche su di lui, se il governo dovesse durare, cadrebbe la tagliola del conflitto di interessi.
Il limite di un anno riguarda anche cariche in società completamente private. E questo potrebbe anche tarpare le ali a Vittorio Grilli. Il ministro dell'Economia è sempre più convinto che il suo futuro sia fuori dal pubblico e ancora più dalla politica, che non ha dato grandi soddisfazioni e - cosa di non poco conto - limitato il suo stipendio. Anche per questo Grilli ha una gran fretta di andarsene e fa il tifo per una soluzione lampo per il nuovo governo. Andrà ai vertici di una banca d'affari. Non si sa ancora quale. Possibile che lo faccia, subito, appena lasciato il ministero. Ma così rischierà di incappare nella stessa censura che toccò a un suo predecessore, Domenico Siniscalco.
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