Diciannove agenti speciali per "arrestare" tre cagnette

Gli animali erano ospiti clandestini del commissariato di Nesima. Così è partita la paradossale operazione di polizia. Missione compiuta con sprezzo del ridicolo

Diciannove agenti speciali per "arrestare" tre cagnette

Il covo era stato individuato. Bisognava però agire con sangue freddo, dispiegando tutte le risorse necessarie, per riuscire a stanarli cogliendoli impreparati evitando che si dessero alla latitanza. Presente il questore di Catania in persona, Salvatore Longo, il vicario del questore, Giovanni Signer, 5 dipendenti della polizia Scientifica, 6 della locale Digos, 2 della locale Squadra mobile e 4 della locale zona TLC per acciuffare non tre mafiosi o appartenenti ad una qualche consorteria criminale operante nel catanese o chissà quale altra ignobile razza di malviventi, ma tre cagnette di taglia piccola, di cui una anziana e sdentata, colpevoli di intrufolarsi tra le sbarre del Commissariato di polizia Nesima e di accettare di farsi sfamare dal personale di buon cuore che mostra esempio di civiltà.

Sarà di certo colpa di quelle tre furbette di quartiere - e sì, perché usufruiscono già dello status di «cane di quartiere» con tanto di cuccetta messa a disposizione dal Comune - se Catania è sprovvista di canile municipale e su quello privato esistente è in corso una laboriosa indagine. Il blitz, sbalorditivo per l'impiego di forze e degno della ricerca del più sanguinario latitante, si è svolto tra gli sguardi increduli della cittadinanza nonchè dei curiosi che stavano alle finestre per assistere a quanto accadeva, come riferisce Valter Mazzetti, segretario nazionale della Ugl. Addirittura si è assistito alla misurazione, da parte di personale specializzato, della distanza tra le sbarre del cancello per fare poi chissà quale oculato calcolo in ufficio e capire se le cagnoline «mafiosette» riuscissero davvero da sole a entrare e uscire dal cortile, come riferito dai poliziotti, o se fosse questa, una spregevole bugia.

Fatto sta che quelle bestiole, un tempo abbandonate e seviziate, si sono prese il dito con tutta la zampa, accontentandosi di una ciotola di zuppa. E mentre il personale del Commissariato, con il vice questore aggiunto Adriana Muliere, si è macchiato «evidentemente» del reato di favoreggiamento della latitanza canina aggravato dalla sussistenza delle bestiole, la Muliere è stata sollevata seduta stante dall'incarico, trasferita in sottordine presso la locale Divisione Anticrimine, accusando un malore, tanto che si è reso necessario l'intervento del 118. «Una gratuita e pubblica umiliazione professionale e personale, nonché una grave e immotivata violenza morale e psicologica in presenza di molti appartenenti alla Polizia di Stato - commenta Mazzetti in una missiva all'indirizzo del capo della Polizia, direttore generale del Dipartimento di Polizia di Stato, prefetto Pansa -. Tutto questo è più che sufficiente a farmi dubitare dell'idoneità del dottor Longo e del suo vicario a dirigere in un contesto così delicato come quello catanese. Questo atteggiamento mi indigna e mi fa vergognare di essere rappresentato istituzionalmente da tali dirigenti dello Stato, ai quali, personalmente, non darei nemmeno la responsabilità di un piccolo condominio».
Mazzetti chiede a Pansa di intervenire per reintegrare Muliere nel suo precedente incarico.

Intanto l'Ugl appoggiata da associazioni animaliste e semplici cittadini, scenderà oggi in piazza Università per manifestare il proprio disappunto, mentre se l'unanimità del personale accetterà, una delle tre cagnette sarà addirittura promossa a mascotte.

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