Roma - Non è più tempo di «agende», di promesse, di decreti «cresci-Italia» e di rivendicazione di avvenuti salvataggi. Il dato messo nero su bianco dal sistema delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro mette a disposizione degli italiani l'ultima fotografia del 2012, il suggello finale sulla stagione dei Professori. Dopo la certificazione di un debito pubblico e di una pressione fiscale in costante salita, e un Pil in costante discesa, a chiudere il cerchio arriva ora il dato sulla disoccupazione. I numeri sono impressionanti. Nel 2012, i licenziamenti hanno avuto un vero e proprio boom, con oltre un milione di persone che hanno perso il lavoro. Per l'esattezza: 1.027.462, con un aumento del 13,9% rispetto al 2011. Quindi oltre 80.000 al mese, 2.700 al giorno.
Una sorta di buco nero, una voragine in cui sembra essere caduta la capacità produttiva del Paese ma alla cui formazione hanno contribuito le politiche di austerità del governo e la riforma Fornero che ha frenato la propensione ad assumere ma anche a utilizzare contratti flessibili e ha inciso su questo doloroso record. Questo combinato disposto ha trasformato il 2012 in un vero e proprio anno nero della disoccupazione, con un trend che è il peggiore tra i paesi europei. Una progressione continua che ha portato, nel giro di quattro anni, i licenziamenti a salire da 800mila a oltre 1 milione. E ha trasformato l'ultimo trimestre dello scorso anno nel periodo di gran lunga peggiore degli ultimi anni, con quasi 330mila licenziati.
Basta guardare il grafico a partire da gennaio per rendersi conto del costante peggioramento nell'arco del tempo. Se nel primo trimestre le fuoriuscite forzate erano state 225.689, nel secondo sono salite a 226.654, nel terzo a 245.860 fino alle 329.259, dell'ultimo in aumento del 15,1% sullo stesso periodo 2011. Di fronte a dati così eclatanti la politica si chiude nel silenzio. Fa eccezione Maurizio Sacconi che «sollecita una terapia d'urto» per rispondere a questa situazione di allarme. «I dati confermano il crescente rattrappimento del mercato del lavoro in Italia, determinato non solo dalla caduta dei consumi interni e dalla crisi di liquidità ma anche da regole troppo rigide e da un costo troppo elevato degli oneri fiscali e contributivi». Per questa ragione «tra le otto proposte annunciate da Berlusconi vi saranno misure urgenti per l'occupazione con riferimento alla detassazione dei primi contratti permanenti dei giovani e di una quota più ampia dei salari connessa a incrementi di produttività e con riferimento alla necessaria deregolazione della legge Fornero». Giancarlo Galan, a sua volta, definisce «sconcertante» il dato di un milione di licenziamenti nel 2012 con un aumento del 13% rispetto all'anno precedente. E fa notare un altro particolare non proprio confortante. Ovvero che «circa il 17% dei contratti di lavoro dell'ultimo trimestre sono relativi a rapporti da uno a tre giorni totali, mentre il 12%, 389.
000 contratti, sono rapporti di un solo giorno. Un solo giorno di lavoro». «Di fronte a questo quadro ci domandiamo ancora cosa fare. Dobbiamo immediatamente dare vita a un governo. Siamo al collasso e non ci possiamo permettere ulteriori incertezze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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