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DOMANDE & RISPOSTE

«Qualcuno troverà strano che sia proprio un vescovo a difendere la laicità dello Stato. Comunque la sentenza non mi convince». Parola di monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro.
Come vescovo non dovrebbe essere contento?
«Ho imparato dalla mia esperienza di vita cristiana che il bene non si può imporre né stabilire per legge».
È contro i giudici, dunque?
«Non mi sfuggono gli elementi positivi che sono insiti nella decisione, l’intento certamente lodevole per la preoccupazione espressa dal punto di vista educativo e formativo. È evidente che questi ragazzi, come ahimè molti loro coetanei, hanno gravi carenze educative. Credo però che il tribunale dei minori avrebbe dovuto mantenersi su un altro piano, più laico».
Può spiegare che cosa dovevano fare quei magistrati?
«Avrebbero potuto, a mio modesto avviso, sottolineare le carenze educative e dunque rivolgersi alla famiglia e ad altre agenzie educative chiedendo di intervenire, fissando degli obbiettivi».
In concreto cosa significa?
«Beh, innanzitutto che è un’ottima cosa obbligare a fare attività sociali e di volontariato, ma senza specificare, ad esempio, che queste debbano essere svolte in una parrocchia. Per non parlare della frequenza alla messa domenicale. Starà alle famiglie e alle altre parti coinvolte stabilire le modalità. In ogni caso mi preme ricordare sempre che la Chiesa non dovrebbe mai essere scambiata per un’agenzia di servizi sociali».
Insomma, sentenza da riscrivere, secondo lei.
«Ribadisco che la preoccupazione espressa dai giudici è positiva, non critico le conseguenze educative, ma soltanto la modalità concreta che è stata scelta.

Si può correre il rischio, secondo me, di confondere Chiesa e Stato».

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