Cronache

Due anni di terrorismo No Tav: che vergogna la resa dello Stato

Il primo attacco nel 2011, l'ultimo ieri: un imprenditore denuncia gli ultrà in tv e dopo due ore subisce un attentato

Due anni di terrorismo No Tav: che vergogna la resa dello Stato

Ancora uno. Un altro, l'ennesimo. Ancora un attentato. Uno in più nella lunga, intollerabile, lista di violenze, agguati, assalti cominciata nell'estate del 2011. Un bollettino di guerra. Scritto con la penna intinta nel sangue e nel veleno di chi ha deciso, fin dal primo istante in cui vide la luce il progetto Tav, che in Val di Susa sarebbe stata guerra e odio. Guerra e odio a cui lo Stato non riesce o non vuole rispondere con altrettanta fermezza catturando e punendo gli attentatori, i violenti che oramai usano metodi di stampo mafioso. Come dimostra l'attentato della scorsa notte ai danni dell'Italcoge di Susa, una delle ditte che lavorano al cantiere della Torino-Lione. Un attentato che suona, infatti, come una vera e propria ritorsione perché il titolare dell'azienda, l'imprenditore Ferdinando Lazzaro, era stato poche ore prima ospite negli studi Rai di Roma della trasmissione Virus, in parte dedicata alla situazione in Val Susa e, in quella sede, era tornato a denunciare l'impossibilità di poter lavorare in sicurezza per tutti coloro che sono impegnati nella realizzazione della Tav. Nella cava dell'azienda sono stati incendiati un cassone contenente materiale plastico e una pala meccanica, o meglio, i resti di una pala meccanica, già incendiata nel 2012, e il tutto è stato imbrattato con la solita scritta «No Tav». «È per questo motivo che nella notte è stata colpita la sua azienda - ha dichiarato ieri il senatore del Pd Stefano Esposito, tra i più attivi contro il movimento No-Tav - Lazzaro è intervenuto in trasmissione alle 23, e due ore dopo vi era un incendio nella sua cava. È la più classica delle ritorsioni, in perfetto stile mafioso. Alla luce di questa situazione credo sia necessario che il ministro Lupi estenda le tutele antimafia anche alle imprese della Val Susa». Ferdinando Lazzaro in passato era già stato vittima di atti intimidatori di frange estreme del movimento e in un'aggressione aveva riportato la frattura di un braccio.

Amaro il suo sfogo: «Andare avanti in queste condizioni è sempre più difficile. Di più non riesco a dire». Ma, intanto, impuniti, minacciosi e inarrestabili i terroristi vanno avanti imperterriti con le loro rappresaglie, sicuri di godere di una sorta impunità. Forti di sentirsi addirittura supportati ideologicamente da intellettuali come lo scrittore ex di Lotta Continua, Erri De Luca, uno dei tanti, troppi «cattivi maestri» cui i violenti anti-Tav possono ispirarsi, come ha recentemente sottolineato il Procuratore capo di Torino, Caselli. Un «cattivo maestro» che ha ammesso persino la sua partecipazione ad alcune incursioni e sabotaggi vari e che è stato denunciato dalla società Ltf, che si occupa della realizzazione del tunnel geognostico per la Torino-Lione, per le sue prese di posizione in favore delle azioni di sabotaggio contro il cantiere di Chiomonte. «Quando si tratta della difesa della propria vita e dei propri figli - aveva detto De Luca - qualunque forma di lotta è ammessa». Fatto è che l'attentato della scorsa notte segue di soli tre giorni un altro attacco incendiario in Val Susa quando è stata presa di mira la Imprebeton e ben sette mezzi dell'azienda, impegnata nei lavori della Torino-Lione, erano stati dati alle fiamme. Il fuoco a Salbertrand, nella sede dell'azienda, si è esteso alla vicina officina. I mezzi andati distrutti sono sette, quattro betoniere, due camion e una gru, per un valore complessivo di circa un milione di euro.

Un atto di sfida, in questo caso, perché quell'attentato è avvenuto a poche ore dalla visita del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, a Torino, dove ha incontrato una delegazione di imprenditori impegnati nei lavori. «L'escalation terroristica dei No-Tav è segno della loro sconfitta sul piano delle ragioni e del consenso. Ai delinquenti - ha promesso il ministro Lupi - risponderemo con le armi della giustizia e con la politica del fare. Facendo la Tav e proteggendo chi ci lavora».

Già ma intanto loro, i violenti, convinti di essere più forti dello Stato, lo Stato lo schiacciano sotto i piedi, ogni giorno, in Val Susa.

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