E il Pdl preferisce la «nuova» Lega a Casini

È fagocitarci l’unico vero obiettivo dell’Udc

E il Pdl preferisce la «nuova» Lega a Casini

Roma Il non detto – ma fino ad un certo punto – è il timore che dopo le amministrative possa arrivare per il Pdl una sorta di big bang o che, quantomeno, il partito venga sospinto da una «invisibile» forza centripeta. Preoccupazioni – raccontano in molti – confermate anche dal dibattito sulla legge elettorale e da qualche incontro inatteso avuto dal Cavaliere negli ultimi giorni. Così, nel Pdl s’iniziano a mettere le mani avanti. Perché ultimamente sono in pochi a «fidarsi» di un centro presidiato da un Casini che non solo gli ex An ma anche molti ex Forza Italia considerano «inaffidabile». La pretesa di aprire un dialogo con il Pdl «ma non con Berlusconi» – concetto che il leader dell’Udc ha più volte ripetuto nei colloqui con Alfano - viene infatti considerato un pretesto, perché è chiaro che un Pdl che prescinda da un qualsiasi ruolo e influenza del Cavaliere è almeno adesso impensabile.
Insomma, per dirla con Corsaro, «quel che vorrebbe Casini è fagocitarci. Un tentativo legittimo – spiega il vicecapogruppo vicario alla Camera – ma che non possiamo avallare perché, pur non avendo alcuna preclusione verso forze di centro che, anzi, ci sono molto affini, il solo interesse dell’Udc è quello di rimanere l’ago della bilancia». Ed è questo uno dei motivi per cui Corsaro rilancia con forza il dialogo con «la nuova Lega». Che «è stata brava a prendere contromisure immediate» e che «con noi ha condiviso obiettivi e battaglie». Il fatto che Maroni sia stato «uno dei punti di forza del nostro governo», aggiunge l’ex An, «è la cifra di quanti e tanti siano i punti in comune».
E come lui la vedono tutti o quasi gli ex di via della Scrofa, perché – spiega l’eurodeputato Fidanza – se davvero nel Carroccio «si aprirà una stagione nuova che dia più ascolto a chi amministra il territorio e meno a chi fa folklore contro il Pdl» allora «ritrovarsi sarà naturale». L’unica eccezione resta quella di Alemanno che considera «impossibile» un’alleanza con la Lega. Comprensibile, visto che nel 2013 avrà bisogno del Terzo polo e non certo del Carroccio per la riconferma in Campidoglio. Il punto, però, è che a parte gli ex An sono in molti anche tra gli ex azzurri a non voler aprire a Casini. Tanti dirigenti del Nord, certo, visto che è lì che il Pdl convive ogni giorno con la Lega. Ma anche i cosiddetti «sudisti» iniziano ad avanzare perplessità. E se in privato lo fa pure uno come Fitto che fino a ieri teorizzava l’accordo con Casini qualcosa dev’essere successo. Quel che è cambiato, infatti, è la convinzione che il leader Udc stia giocando una partita che mira a «sbriciolare» il Pdl con l’obiettivo di «fagocitarlo». Altrimenti, passati mesi, il dialogo sarebbe quantomeno iniziato invece di sentire Casini continuare a mettere sul tavolo la discriminante Berlusconi. Tanto che perfino Cicchitto – anche lui favorevole all’apertura all’Udc – pur auspicando pubblicamente «una grande aggregazione al centro» in privato non nasconde qualche timore «per come si sta muovendo Pier». Ecco perché nel Pdl si continua a guardare alla Lega.

Senza tralasciare che, visto il momento del Carroccio, si potrebbe ridefinire un rapporto non penalizzante per il Pdl. Se fino a ieri a via Bellerio teorizzavano d’essere gli integerrimi con i voti, oggi forse la prospettiva è cambiata.

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