Ecco l'ultima stangata: l'Imu si paga

Vince il partito delle tasse: nei Comuni che hanno alzato l'aliquota i cittadini dovranno versare la differenza. A gennaio i contribuenti costretti a "scucire" in media 42 euro a testa

Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni

Roma - Per il «partito delle tasse», il vero azionista di maggioranza del governo Letta, l'illegittima espulsione dal Senato di Silvio Berlusconi ha rappresentato una vera e propria ancora di salvezza. Con il Parlamento concentrato sulla decadenza è passata sotto silenzio l'ennesima stangata ai danni dei contribuenti.

Il decreto Imu, infatti, ha cancellato solo parzialmente la seconda rata dell'imposta dovuta dai possessori di prime case. Passi la copertura dei 2,15 miliardi effettuata maggiorando l'Ires e il relativo anticipo su banche e assicurazioni che troveranno il modo di rivalersi sulla clientela. Il guaio è che all'appello mancano i 500 milioni relativi a quei Comuni che hanno deciso di aumentare l'aliquota rispetto al livello base del 4 per mille. Poiché il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, e i tecnici di via XX Settembre non hanno saputo, potuto o voluto trovare quella cifra, a pagare saranno i contribuenti.

Certo, non verseranno l'intero corrispettivo, dovuto, ma il 50% (l'altra metà se l'accollerà in qualche modo lo Stato). Con due aggravanti: la seconda rata dell'Imu prima casa, che dovrà essere versata entro il 16 gennaio 2014, non gode delle detrazioni di 200 euro sulla prima abitazione e di 50 euro per ogni figlio convivente. In secondo luogo, potrebbe ampliarsi la platea dei proprietari di immobili che pagheranno l'Imu perché i Comuni hanno tempo fino al 9 dicembre per approvare la delibera sull'aliquota ed eventualmente ritoccarla al rialzo.

Il paradosso è che la decisione non scontenta solo quei contribuenti ai quali era stata vanamente promessa l'abolizione dell'Imu, ma anche gli stessi Comuni. I sindaci, capeggiati dal presidente dell'Anci e primo cittadino di Torino, Piero Fassino, hanno detto «basta a questo balletto di parole», invitando il governo a «rispettare gli impegni»: abolire l'Imu sulla prima casa e garantire lo stesso livello di entrate agli enti locali. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, è stato ancora più esplicito: «Se non ci daranno le risorse promesse, ce le andremo a prendere. Siamo stanchi di essere i bancomat del governo».

La Cgia di Mestre e l'ufficio studi della Uil si sono già esercitati sull'importo della mazzata. Per gli artigiani mestrini i cittadini pagheranno un'imposta massima variabile tra 71 e 104 euro. Il sindacato ha calcolato invece l'importo medio che dovrà essere versato negli 873 Comuni che hanno alzato l'aliquota: 42 euro. I più «mazzolati» saranno i milanesi (l'opposizione di centrodestra ha già chiesto le dimissioni di Pisapia). Palazzo Marino ha aumentato dal 4 al 6 per mille il prelievo e perciò lo 0,1% sarà a carico dei contribuenti. Facciamo un esempio: nel 2012 un immobile con imponibile di 95mila euro a Milano ha pagato al massimo 180 euro. A gennaio 2014 risulterà un'imposta di 190 euro con aliquota 0,2% (0,6–0,4) di cui la metà (95 euro) a carico del contribuente entro il 16 gennaio. La beffa è che nel 2012 il meneghino con due figli ne aveva pagati solo 80.
Roma ha confermato - per ora - lo 0,5% nel 2012, per cui le prime case dovranno pagare la differenza. Lo stesso discorso vale per Napoli (0,6%), Torino (0,575%), Genova (0,58%), Cagliari (0,45%), Verona (0,5%) e Palermo (0,48%). Se non cambieranno gli indirizzi, si salveranno dal conguaglio i cittadini di Venezia, Firenze e Bari.

Tra il 16 dicembre e il 16 gennaio, conclude la Uil, per il contribuente è in arrivo un salasso tra seconda rata Imu sulle seconde

casa, saldo dell'Imu sulla prima, Tares e acconto della «nuova» Iuc. Come ha fatto notare l'azzurro Osvaldo Napoli, «è tempo anche per Angelino Alfano di battere un colpo», visto che il governo non ha mantenuto le promesse.

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