Roma - Mica male, per essere Davide armato di fionda. In meno di cinquanta minuti Enrico Letta elenca cose da fare per i prossimi cinquant'anni. E invece, somma e democristiana contraddizione dettata dal profilo basso, il premier lancia segnali precisi sulla sua scadenza, tra diciotto mesi, qualora le riforme istituzionali rimangano lettera morta. «Non ho intenzione di vivacchiare o sopravvivere a tutti i costi».
Scommessa che gronda fiducia, e che pure non riscalda gli animi di una Camera che applaude una trentina di volte. Battimani di sapore tenue, un po' sbiaditi e a dita serrate. Tra Giuda e il Faccevede. Il premier andrà subito in Europa per affrontare i nodi della crisi: già oggi, dopo la fiducia, volerà per Berlino, Parigi e Bruxelles (non necessariamente in quest'ordine, perché a tarda sera ancora si lavorava agli incastri per gli incontri con Merkel, Hollande e Barroso). Nel frattempo, si potrà agevolmente riflettere sulle parole-chiave, l'abc della giornata oratoria di Letta e di governo.
Autocritica «Il nuovo impegno della politica non diventi il canto del cigno di un sistema imploso a causa delle sue degenerazioni. Serve una ricostruzione che deve partire da un esercizio, non dissimulato, di autocritica». Perché «il presidente ci ha concesso un'ultima opportunità». Scelta «eccezionale perché tale è il momento».
Basta Basta «sacrifici solo ai soliti noti, serve una lotta all'evasione senza che la parola Equitalia provochi brividi». Basta corruzione, «che distorce regole e incentivi: solo con la certezza del diritto e moralizzando la vita pubblica gli investimenti possono aumentare». Basta burocrazia, «bisognerà rivedere l'intero sistema delle autorizzazioni». Ma anche smetterla di «avere una situazione carceraria intollerabile, ricordiamoci che siamo il Paese di Beccaria, la giustizia deve essere giusta per i cittadini».
Coesione «Senza crescita e coesione l'Italia perde. Tutti dobbiamo essere motori di questa nuova energia». Andreatta mi ha insegnato come «la politica divide ma le politiche, le soluzioni ai problemi, uniscono». Le difficoltà sociali rischiano di «tramutarsi in rabbia e conflitto. Visitando il carabiniere Giangrande sono rimasto impressionato dalla forza e dalla fermezza della figlia Martina». Un esempio per tutti.
Davide A mani nude davanti «al Golia di sfide gigantesche nella valle delle nostre paure». Spogliamoci «della spada e dell'armatura che ci appesantirebbero. Di Davide ci servono la fiducia e il coraggio di mettere da parte la prudenza politica».
Debiti Se quello pubblico è «una macina sulle generazioni presenti e future» dobbiamo fare ciò che si può, «il buon padre di famiglia non fa debiti».
Europa Un ragazzo del «primo Erasmus, quello dell'87», per il quale l'Europa «non è il passato, ma lo spazio politico per rilanciare la speranza. È il nostro viaggio, il nostro orizzonte, il nostro sogno. Abbiamo vinto il Nobel per aver trasformato le macerie di guerra in uno spazio di pace. Il porto a cui siamo diretti si chiama Stati Uniti d'Europa, la nostra nave è la democrazia. Il vecchio modello non basta più, servono scelte diverse».
Giovani «Scommettete su cose grandi, ha detto Papa Francesco ai giovani. Abbiamo gli strumenti per aiutarli, quella generazionale è questione drammatica che scontano sulla pelle milioni di giovani. Una ferita mortale, non possono esserci generazioni perdute».
Integrazione «Facciamo tesoro della voglia di fare dei nuovi italiani. La comunità dell'integrazione si costruisce sui banchi di scuola e dell'università».
Lavoro «La grande tragedia di questi tempi, la prima priorità è il lavoro. Solo col lavoro si può uscire da questo incubo di impoverimento».
Politica «Il primo partito è quello dell'astensione». Il sistema del finanziamento della politica «va rivoluzionato», aboliamo la legge vigente e inseriamo misure di controllo. «Il primo atto del governo sarà eliminare lo stipendio sin qui percepito per prassi dai ministri parlamentari». Per una riforma «anche radicale del sistema serve subito una convenzione», cui partecipi anche l'opposizione, per superare il bicameralismo paritario». In questo quadro, occorre cambiare la legge elettorale, «mi impegno che sia stato l'ultimo voto» con il Porcellum. «Tornare a quella precedente sarebbe meglio che nulla».
Scongelatevi! Dispiaciuto che l'invito ai grillini sia caduto nel
vuoto, «fermamente ribadisco quello scongelatevi!».Verità «Parlerò con il linguaggio sovversivo della verità per avere le spalle larghe e solide per reggere». (Quanto potrò, semmai vo' pure in palestra).
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