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F35, la bomba inesplosa che minaccia il Pd

Prima l'apertura di Renzi e del ministro della Difesa sul taglio del programma dei cacciabombardieri. Poi il dietrofront. Nel mezzo la bacchettata di Napolitano e la visita di Obama

F35, la bomba inesplosa che minaccia il Pd

F35 sì, no, forse. Chi avesse contezza della posizione del governo e del Partito Democratico si faccia avanti. Perché la verità è che al momento districarsi nel ginepraio di dichiarazioni, annunci, dietrofront e smentite è impresa alquanto ardua. Specialmente dopo la visita di Barack Obama in Italia. Ma proviamo a partire dall'inizio. Qualche settimana fa, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dichiarava: "È lecito immaginare una razionalizzazione, si può ridurre e rivedere, ma bisogna chiedersi che difesa vogliamo, quale tipo di protezione ci può servire". Insomma, un annuncio che lasciava intravedere uno spiraglio relativo a un taglio del programma dei cacciabombardieri. Il tutto condito dai 21 componenti della Commissione Difesa della Camera, pronti a dar battaglia per dimezzare il programma degli F35.

Poi arriva l'inversione di marcia dello stesso ministro che il 27 marzo alla Festa dell'Aeronautica spiega: "Io dico ai militari di stare sereni perché, lo ha detto ieri il premier Renzi, quando parliamo di forze armate e della necessità che l’Italia continui a svolgere il suo ruolo per la sicurezza del mondo, significa che non possiamo fare passi indietro. Quando parliamo di efficientamento non significa togliere quello che è essenziale ma evitare che ci siano sprechi". Traduzione: gli F35 non si toccano. Il capogruppo del Pd, Roberto Speranza, ha contribuito a diffondere il verbo democratico: "Gli F35 non sono inutili, l’Italia non può permettersi di non avere un sistema di sicurezza efficace. Il Mediterraneo è ancora un punto decisivo della geopolitica globale. L’alleanza strategica fatta dall’Italia sugli F35 va letta dentro l’esigenza di un sistema d’armi efficace, ma anche dentro l’esigenza di una compatibilità economica e finanziaria". Amen. Nel mezzo c'è stata la strigliata di Giorgio Napolitano ("No a tagli immotivati") e il pressing della Casa Bianca ("Le spese militari non vanno ridotte"). I democratici procedono allineati. Soltanto il pacifista Edoardo Patriarca assurge a pecora nera: "Basta una visita di Obama in Italia per farci cambiare opinione? Avevamo capito che il ministro Pinotti avesse altre intenzioni". Inutile dire che questa incertezza democratica ha fornito l'assist a Grillo e a Sel per attaccare i vertici del Nazareno.

Ma ecco che arriva il nuovo capitolo della saga degli F35. "Le spese militari in Italia vanno ridotte. Punto. E noi le riduciamo. Obama si arrabbia? Ha fatto la stessa cosa. Come le riduci? Abbiamo un calendario triennale. Quanto agli F35, quando la commissione sugli F35 avrà chiaro cosa si può fare anche in base al contratto, vi diremo qual è la riduzione su quel capitolo", ha dichiarato il premier Matteo Renzi nella tarda serata di ieri. Una dichiarazione che non toglie alcun dubbio, anzi. La parola d'ordine è tergiversare, lasciare tutto in sospeso.

A confermare il trend enigmatico ci ha pensato pure il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. Intervenendo ieri sera a Otto e mezzo su La7, la fedelissima renziana ha spiegato: "So che il presidente Obama e il presidente Renzi non sono entrati nello specifico degli F35 ma è previsto un taglio dei costi alla Difesa anche da noi. Sono previsti dei tagli a cominciare dalle caserme. Sugli F35 è in corso uno studio in Parlamento. L'importante è il taglio della spesa alla Difesa, da reimpiegare nella scuola". Insomma, se razionalizzazione sarà, non colpirà gli F35.

Almeno così pare.

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