
«Ha sofferto più per il fango giudiziario che per l'intervento al cuore, quando sei innocente stai come una bestia». Matilde Siracusano è la compagna di Roberto Occhiuto (entrambi nella foto), con cui politicamente condivide (quasi) tutto, compreso il piccolo nato nel 2022 per cui «è un padre top». «A tre anni Tommaso ha festeggiato la vittoria, è rimasto male per Pasquale Tridico. Mi dispiace che non ha vinto anche lui, mi ha detto», racconta il sottosegretario di Forza Italia a Palazzo Chigi che ha seguito una campagna elettorale «bellissima e faticosa, abbiamo girato la Calabria in lungo e in largo, abbiamo conosciuto persone, fatto selfie con i giovani nei borghi. Sapevamo che il suo lavoro avrebbe convinto i calabresi, ce lo dicevano i sondaggi... umani. In questo Roberto è una macchina, è maniacale e rigoroso, non solo sotto il profilo della legalità, non si ferma mai come un furetto, non gli piace andare in vacanza». La quotidianità di un governatore riconfermato con qua:i il 60% è scandita. «La mattina si sveglia alle sei e legge i giornali, non rivolge la parola neanche a se stesso». I collaboratori vogliono sempre saperne l'umore («è black o white, incavolato o sereno?», il messaggio in codice), perché «Roberto non è un istintivo come me, lui sulle cose ragiona e ragiona. Poi magari segue il mio istinto, passo ore a spiegargli la mia opinione, dice che sono ridondante». Ed è proprio il suo essere maniacale l'unica risposta alle accuse di corruzione che gli ha mosso la Procura di Catanzaro. «Un'idea insopportabile, per chi ne conosce il rigore - sottolinea la Siracusano - sui giornali hanno scritto cose schifose, non vere, i grillini avevano giurato che mai avrebbero utilizzato l'inchiesta e invece l'hanno fatto dalle Marche in poi per raccattare qualche voto».
L'obbligo di dimettersi e di ricandidarsi è stato condiviso da tutti («Sono stata parte integrante di questa decisione, mentre mi operavo d'urgenza di ernia al disco», ricorda la compagna con un sorriso), è stata una scelta «dolorosa ma necessaria, perché il coraggio paga, perché non è un talento di tutti». Non ci si può dimettere per un avviso di garanzia, «ogni tanto va rivendicata la presunzione di innocenza, io che mi occupo di malagiustizia da anni lo so benissimo», la risposta dei calabresi è stata matura. Non si tratta di avercela con i magistrati in una terra dove tempo e risorse dovrebbero concentrarsi sull'infame 'ndrangheta, che peraltro Occhiuto ha difeso, ma con gli avversari. È stato un anno segnato anche da vicende personali molto dolorose - su tutte la tragica scomparsa del figlio del fratello Mario, senatore Fi - ma a Occhiuto non è mai mancata la dedizione alla Regione «ha dato tutto, cuore e cervello, sperando di risolvere problemi di anni», ripete.
Dietro una corazza di cordiale diffidenza rispetto agli altri «c'è una persona sensibile, riservato sulla sua vita privata ma estremamente buono. Non è molto espansivo, la percezione di durezza che trasmette cela una grande bontà d'animo».
L'unica cosa che li divide è l'origine geografica («Io sono siciliana»), fino a quando non si farà il Ponte sullo Stretto. «Sa che sono una Pontista sfegatata, per dispetto mi dice sempre che al posto del Ponte farà costruire un supermercato».